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Nucleare SI Nucleare NO

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2010 13:52
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15/09/2007 13:34

La terra dei cachi....
Cosa ne pensate della questione Nucleare/Italia?
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15/09/2007 15:56

io credo che sia una questione un po' troppo delicata per la classe politica che abbiamo nel nostro bel paese (di destra o sinistra indifferentemente..).
non so perche' ma ho paura che verrebbero valorizzati solo i lati negativi a discapito di quelli positivi..



(avvertenze per il video...se ci si scandalizza per qualche offesa a sfondo religioso se ne sconsiglia la visione)
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15/09/2007 16:47

sul nucleare credo ci sia gente molto più esperta di me per dirlo, ma se si riuscissero a limitare i problemi di impatto ambientale e a rendere sicure (al 100% non è possibile, ma almeno ci si può avvicinare) secondo me potrebbe essere utile: sicuramente ci vorrà del tempo.
per il video della centrale se cercate "germano mosconi" su "youtube" potreste restare scandalizzati pure voi (come sopra, chi potrebbe offendersi a causa di offese religiose si astenga dal fare questa ricerca...)!!
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18/09/2007 16:50

Casini rilancia sul nucleare
da corriere.it

"ROMA - «Stiamo perdendo terreno in Europa e nel mondo. Paghiamo i costi di energia di più rispetto a tutti i nostri vicini di casa. Siamo usciti irresponsabilmente dal nucleare per un referendum che fu convocato sotto l'onda emotiva di Chernobyl». Lo ha detto Pier Ferdinando Casini a Sky Tg24, proponendo di reimpostare «seriamente il tema della ricerca sul nucleare, un nucleare sicuro, che non inquini, che rappresenti una fonte di energia pulita».

MOZIONE - Il nostro, continua il leader dell'Udc, «è il paese dei no. No al nucleare, no ai rigassificatori, no a centrali di smaltimento dei rifiuti, non a tutto quello che colma un ritardo strutturale della modernizzazione dell'Italia. Il mio è un grido di allarme che deve tradursi in proposta politica, per questo presenteremo una mozione in Parlamento per ripercorrere la via del nucleare».
CONFERENZA SUL CLIMA OCCASIONE PERDUTA - «La conferenza sul clima è stata un’occasione perduta - ha detto ancora Casini - Fior di scienziati, non schierati, hanno spiegato che in quella conferenza c’è stato un inquinamento dei dati su cui è stato costruito il materiale informativo, consegnato alla stampa e all’opinione pubblica presenti alla conferenza». Insomma, il leader dell'Udc ce l'ha con il governo e con il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, criticato anche nei giorni scorsi con una lettera al Corriere della Sera: «Con un governo che organizza una conferenza mondiale in questo modo, credo che ci sia solo da essere sconsolati - ha aggiunto Casini - Speriamo che si possano rendere conto che il nucleare non è la bandiera della destra o della sinistra. Il nucleare - ha concluso - è una scelta obbligata per un paese che si vuole modernizzare»."


...cmq solo in Italia si puo' affidare una questione delicata come quella nucleare ad uno che di cognome fa Casini...non prevedo nulla di buono... [SM=g7990]
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18/09/2007 17:56

Mi immagino quanto ne possa sapere Casini di energia nucleare...
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18/09/2007 23:49

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19/09/2007 18:39

si vede che è uno che guarda avanti... molto avanti!
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13/05/2009 13:57

Nucleare, via libera del Senato
6 mesi per scegliere i siti


ROMA - Via libera del Senato al ritorno del nucleare in Italia. Ieri l'assemblea di Palazzo Madama ha approvato (con 142 sì e 105 no: sì del Pdl e dell'Udc, no del Pd e dell'Idv) gli articoli 14-15 e 16 del disegno di legge "Sviluppo ed energia" che danno al governo la delega per adottare entro sei mesi (nel precedente testo si parlava del 30 giugno 2009), e dopo una delibera del Cipe, più decreti per il ripristino dell'intera filiera di produzione dell'energia atomica: tipologia e disciplina per la localizzazione degli impianti, stoccaggio del combustibile, deposito dei rifiuti radioattivi. Sono previste procedure velocizzate per la costruzione delle centrali da parte di consorzi: la cosiddetta "autorizzazione unica" che sostituisce ogni tipo di licenza e nulla osta tranne la Via (valutazione impatto ambientale) e la Vas (valutazione d'impatto strategica). Sono previste inoltre "misure compensative in favore delle popolazioni interessate".

Dopo più di vent'anni si riapre dunque la strada all'energia nucleare: a bloccarla fu un referendum che si tenne l'8 novembre del 1987, l'anno dopo della tragedia di Chernobyl. I tempi del ritorno, per ora sono tutti da verificare: da segnalare tuttavia che nel febbraio scorso Berlusconi e Sarkozy hanno già siglato un'intesa per la produzione di energia nucleare che coinvolge Edf e Enel.

"Una scelta sbagliata e antieconomica", ha dichiarato la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro. "L'atomo di Berlusconi e Scajola era già vecchio, ora è decrepito", ha attaccato Roberto Della Seta del Pd il quale ha denunciato un aspetto in ombra della nuova normativa: non è chiaro infatti chi debba individuare i siti delle nuove centrali e c'è il rischio che questo compito spetterà alle grandi imprese dell'energia, e ciò potrà avvenire anche contro il parere delle Regioni in presenza del principio del potere sostitutivo del governo in mancanza di intesa con gli enti locali. Inoltre, sempre Della Seta, osserva polemicamente che i siti saranno oggetto di "segreto militare". Furenti i Verdi: per Grazia Francescato il "governo persevera in una follia antieconomica", mentre per Belisario (Idv) si tratta di una delega al governo "senza controlli".
Nel corso della votazione, assai contrastata e segnata ieri mattina dalla mancanza per quattro volte del numero legale per assenze nelle file della maggioranza, sono stati comunque inseriti alcuni emendamenti "migliorativi" da parte del Pd, accolti dal governo: uno di questi prevede che i benefici compensativi ai cittadini che vivono in prossimità delle nuove centrali saranno a carico delle imprese non saranno scaricati sugli utenti finali.

repubblica.it
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13/05/2009 13:58

Centrali in Puglia, Sardegna e Piemonte contro i rischi di terremoti e inondazioni

ROMA - In Sardegna, dalle parti di S. Margherita di Pula a sud. O anche sulla costa orientale, fra S. Lucia e Capo Comino. O più giù, davanti a Lanusei, alla foce del Rio Mannu. In Puglia, sulla costa di Ostuni. Lungo il Po, dal vercellese fino al mantovano, dove già esistevano le centrali di Trino e di Caorso. I siti dove localizzare le nuove centrali sono pochi e rischiano di essere molto affollati. Nei prossimi mesi, dovranno essere stabiliti i parametri, in base ai quali decidere dove collocare le future centrali. Sarà una fase di intenso mercanteggiamento con le autorità e le comunità locali, ma i margini di manovra sono ristretti anche dalla particolare conformazione geologica e costiera italiana.
Si può partire dalla mappa dei possibili siti che il Cnen (poi diventato Enea) disegnò negli anni '70. E' una mappa, però, largamente superata dagli eventi. In molte aree si è moltiplicata la densità abitativa, che il Cnen considerava un parametro sfavorevole. Soprattutto, è cambiato il rapporto con l'acqua. Le centrali hanno bisogno di molta acqua per raffreddare i reattori (questa acqua circola, naturalmente, fuori dal reattore) e, per questo vengono, di solito, costruite vicino ai fiumi o al mare. Il rischio, quando si tratta di fiumi, sono le piene, più frequenti negli ultimi decenni. Ma è un pericolo relativo: la centrale di Trino Vercellese, sette metri sopra il livello del Po, è sopravvissuta all'asciutto a due piene catastrofiche. Il problema, in realtà, non è troppa acqua, ma troppo poca. Il riscaldamento globale sta diminuendo la portata dei fiumi e c'è il dubbio che, in estate, la portata del Po non sia sufficiente per il raffreddamento delle centrali, mentre, contemporaneamente, si acuisce il problema di salvaguardare le falde acquifere, ad esempio in una zona di risaie, come il vercellese.
L'alternativa sono le coste e l'acqua del mare. Ma il riscaldamento globale innalzerà progressivamente, nei prossimi decenni, il livello dell'Adriatico, del Tirreno e dello Jonio, ponendo a rischio allagamento centrali costruite per durare, mediamente, una cinquantina d'anni. Il Cnen, ad esempio, aveva indicato fra le aree più idonee il delta del Po e quello del Tagliamento, nell'Adriatico settentrionale. Ma il suo successore, l'Enea, definisce tutta la costa adriatica a nord di Rimini come la zona italiana a più alto pericolo di allagamento, con un innalzamento - minimo - del livello del mare di 36 centimetri. In effetti, quest'altra mappa dell'Enea ripercorre gran parte della costa italiana. Sia Piombino che l'area della vecchia centrale di Montalto di Castro, nel Lazio, ad esempio, scontano un innalzamento minimo del livello del mare di 25 centimetri.
E lontano dalle coste? Qui, il problema sono i terremoti. Sono poche, come mostra la storia recente e meno recente, le zone italiane esenti dal rischio sismico. Secondo la carta dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, davvero al riparo dai tremori della terra ci sono solo, oltre alla Sardegna, l'area di confine fra Piemonte e Lombardia e l'estremo lembo della Puglia. Naturalmente, una centrale può essere costruita con le più avanzate tecniche antisismiche. Qui, però, il problema non è tanto - o soltanto - l'eventualità di uno scuotimento catastrofico, che spacchi il reattore e riversi all'esterno la radioattività. Il problema sono fenomeni che compromettano il funzionamento del reattore. In Giappone, la più grande centrale atomica al mondo (Kashiwazi-Kariwa, non lontana da Tokyo) è ferma da due anni, in seguito ad un terremoto. L'impianto era stato costruito per reggere terremoti fino al grado 6 della scala Richter, ma si è rivelato un parametro ottimistico. Il terremoto del 2007 è stato pari a 6,8 gradi, una differenza enorme: dato che la scala è logaritmica, un grado in più significa un terremoto trenta volte più distruttivo. Non ci sono stati pericoli alla salute pubblica o fughe di radioattività, ma la Tepco (Tokyo Electric Power) ha dovuto, dal luglio del 2007, fermare i reattori, con un danno economico di quasi 6 miliardi di dollari, solo nel primo anno. Solo in questi giorni la Tepco si prepara a riavviare uno degli otto reattori della centrale.
Se sovrapponete la mappa dell'Enea sull'allagamento delle coste a quella dell'Istituto di geofisica, le aree a totale sicurezza (a prescindere dagli altri possibili parametri) che ne risultano sono quelle poche zone della Sardegna, della Puglia e del corso del Po. Qui, presumibilmente, si dovrebbero concentrare le centrali del piano nucleare italiano. Ma quante? Il governo ha finora parlato di quattro centrali. L'obiettivo dichiarato, tuttavia, è arrivare a soddisfare, con il nucleare, il 25 per cento del fabbisogno elettrico italiano. Le quattro centrali di cui si è, finora, parlato, arrivano, però, a poco più di un terzo. Secondo le previsioni della Terna, che gestisce la rete italiana, infatti, il fabbisogno elettrico italiano richiederà, già nel 2018, una potenza installata di 69 mila Megawatt. Le quattro centrali prospettate - che, peraltro, anche nell'ipotesi migliore, sarebbero completate 7-8 anni più tardi del 2018 - ne offrono solo 6.400, cioè il 9,2 per cento. Per arrivare al 25 per cento del fabbisogno, occorrono 17.500 Megawatt di potenza, quasi il triplo. In buona sostanza, per centrare quell'obiettivo non bastano quattro centrali da 1.600 Mw, come quelle ipotizzate finora. Ce ne vogliono 11.
Tutte in Sardegna, Puglia e Piemonte? E a quale costo? L'industria francese calcola, oggi, per la costruzione in Francia di una centrale tipo quelle italiane, un costo minimo di 4,5 miliardi di euro. I tedeschi di E. On scontano, per la costruzione di una centrale analoga, in Inghilterra, un costo di 6 miliardi di euro. Se si ritiene più attendibile, nel caso italiano, la valutazione di E. On per la centrale inglese, il costo complessivo dei quattro impianti italiani sfiora i 25 miliardi di euro. Per 11 impianti, da varare in rapida successione, si arriva vicini a 70 miliardi di euro, una cifra superiore al 4 per cento del prodotto interno lordo nazionale.

repubblica.it
[Modificato da cuix 16/05/2009 01:13]
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16/05/2009 13:04

Costruire centrali nucleari in Italia è illegale visto che un referendum ha sancito il NO alla proliferazione nucleare ed in più un rischio immenso per l'ambiente visto che non siamo nemmeno in grado di gestire semplici rifiuti urbani.
La proliferazione nucleare significa tamponare un fabbisogno energetico di oggi lasciando alle prossime 3 generazioni un conto pesante da pagare...
Non abbiano il diritto di far questo, mio figlio se un giorno ci sarà non dovrà occuparsi della merda che ho prodotto io, chi siamo noi per decidere cosa e come dovranno comportarsi i popoli che verranno nei prossimi 100-200... 500 anni?
E' davvero giusto soddisfare i nostri fabbisogni lasciando il conto da pagare a chi verrà?
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11/02/2010 01:15

Re:
Mezcal82, 16/05/2009 13.04:


E' davvero giusto soddisfare i nostri fabbisogni lasciando il conto da pagare a chi verrà?



...a quanto pare i nostri politici questa domanda non se la pongono proprio...ma non avevo dubbi al riguardo...

da repubblica.it:

Approvata localizzazione siti
il via libera dal governo


ROMA - Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo sulla disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico. Ad annunciarlo è il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli.

Si tratta di un passo centrale per il rientro - deciso dal governo - dell'italia tra i paesi dotati di impianti nucleari per la produzione di energia elettrica. Lo schema di dlgs aveva avuto un primo via libera lo scorso 22 dicembre. Il consiglio dei ministri, cominciato alle 9 a palazzo Chigi con all'ordine del giorno anche altri argomenti, in realtà al momento è sospeso e riprenderà alle 13.

I primi lavori nei cantieri potranno iniziare nel 2013 e la produzione di energia elettro-nucleare nel 2020. "Il provvedimento - ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola - si caratterizza per due aspetti: la trasparenza e il rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell'ambiente. La trasparenza vuol dire il coinvolgimento della popolazione e delle istituzioni in tutte le fasi decisionali, di cui verrà continuamente data evidenza. Con il secondo aspetto i nuovi impianti saranno tenuti a rispettare i più elevati criteri di sicurezza relativi alla tutela della salute della popolazione e alla protezione dell'ambiente. Tale assoluto rispetto sarà sottoposto a rigorosa valutazione".

Il governo con il provvedimento approvato oggi ha definito il quadro normativo di riferimento per i soggetti che intenderanno realizzare i nuovi impianti nucleari. "Con la prossima nascita dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e la predisposizione della strategia nucleare, gli operatori potranno proporre i siti per la realizzazione degli impianti e presentare i progetti per le relative autorizzazioni - si legge in una nota -. Il decreto definisce criteri generali, procedure, vincoli e benefici per la realizzazione di impianti nucleari".

Preoccupato il commento del presidente nazionale dei verdi Angelo Bonelli che ha detto: "Il Consiglio dei Ministri di oggi deciderà i siti nucleari, ma il governo non dirà agli italiani in quali regioni ed in quali città verranno costruite le centrali perché teme un boomerang elettorale nelle prossime elezioni. Si tratta di un atteggiamento irresponsabile e che assomiglia a una vera e propria truffa, perché i cittadini hanno il diritto di sapere se nel proprio territorio ci saranno impianti atomici".

Il decreto. Cinque i punti principali del provvedimento licenziato a palazzo Chigi. Il decreto individua i criteri generali per l'idoneità dei territori a ospitare un impianto. Saranno le imprese interessate a indicare i siti, che dovranno rispettare le caratteristiche previste dalla normativa. Per quanto riguarda le procedure autorizzative, il "processo si basa 'sull'autorizzazione unica' per la realizzazione e l'esercizio di ogni singolo impianto, che prevede un massiccio coinvolgimento delle Regioni interessate".

Le Regioni e gli enti locali. Il decreto prevede poi "la più ampia partecipazione delle Regioni, degli enti locali e delle popolazioni, anche attraverso consultazioni, sulle procedure autorizzative, sulla realizzazione, sull'esercizio e sulla disattivazione degli impianti nucleari, così come sulle misure di protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell'ambiente".

I rimborsi. Verranno riconosciuti benefici economici per le popolazioni, le imprese e gli enti locali dei territori interessati dalla realizzazione di impianti nucleari. "Tali benefici sono a carico dei soggetti coinvolti nella costruzione e nell'esercizio degli impianti. Concretamente i benefici consentiranno la riduzione della spesa energetica dei consumatori finali del territorio interessato, della Tarsu, dell'addizionale Irpef, dell'Irpeg e dell'Ici".

I costi. Lo smantellamento degli impianti a termine esercizio è a carico degli operatori che hanno realizzato le stesse installazioni, per il tramite di un apposito fondo. Lo smantellamento è affidato a Sogin. Il decreto prevede la creazione di un deposito nazionale realizzato in un più ampio Parco tecnologico che conterrà anche un centro di ricerca sul trattamento delle scorie nucleari.

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10/04/2010 14:36

Via al patto nucleare tra Italia e Francia


Il presidente del Consiglio Berlusconi ha rassicurato i francesi: "Riuscirò con la televisione a vincere le paure degli italiani"


PARIGI - Una ventina di accordi su nucleare, ferroviario, difesa e immigrazione, una promessa di collaborazione particolarmente stretta durante la presidenza francese del G8, sorrisi ma niente pacche sulle spalle: per una volta, Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy sono stati sobri e hanno puntato sul concreto, dando la loro benedizione ai protocolli firmati ieri da ministri e imprenditori. La loro stretta di mano consacra il ritorno dell'Italia nel campo dei paesi favorevoli all'atomo civile, anche se il presidente del Consiglio ha riconosciuto la necessità di convincere l'opinione pubblica sulla sicurezza delle future centrali.

Sarkozy non ha lesinato elogi per questa scelta. Dopo aver perso un mega-contratto da 20 miliardi di dollari ad Abu Dhabi, la Francia vede nel nostro paese uno sbocco importante per la sua industria nucleare: "Voglio rendere omaggio alla decisione storica del governo italiano di fare la scelta del nucleare, che ci avvicina di più. E' una decisione estremamente importante". La costruzione di quattro centrali entro il 2030 può arricchire le commesse dell'industria transalpina. E il capo dello Stato ha insistito sulla volontà di cooperare: "La nostra volontà è di lavorare mano nella mano con le aziende italiane. La Francia e le sue imprese sono veramente decise a investire nel lavoro con gli italiani".

Berlusconi sa però che gli italiani sono a dir poco esitanti di fronte alla scelta del governo. Ha ricordato che molte centrali francesi sono a ridosso delle Alpi e che un eventuale incidente, sia pur ritenuto impensabile, avrebbe conseguenze anche da noi, visto che le nuvole radioattive non conoscono frontiere. Bisognerà in ogni caso far opera di persuasione per "far passare la paura", magari con l'aiuto delle tv francesi e con le testimonianze di chi vive vicino agli impianti atomici. Secondo il presidente del Consiglio, "abbiamo di fronte, in attesa che si aprano effettivamente i cantieri, un periodo di maturazione dell'opinione pubblica italiana".

Eppure, ha continuato, "la decisione di ricominciare con il nucleare è assolutamente doverosa. Eravamo un paese all'avanguardia in questo campo, Enrico Fermi era italiano, nel 1964 avevamo già una centrale atomica in funzione". Ma dopo l'abbandono del nucleare, ha aggiunto, "in Italia l'energia viene pagata dai cittadini e dalle imprese circa il 30% in più di quel che pagano gli altri concittadini europei, il che ci mette in difficoltà per quel che riguarda la competitività delle imprese". E del resto gli industriali spingono in questa direzione, come hanno ricordato Antoine Bernheim e John Elkann, che hanno presentato i risultati del Foro di dialogo italo-francese organizzato dall'Ispi.

Berlusconi e Sarkozy non hanno mancato l'occasione per ribadire il loro sostegno alla Grecia: "C'è un piano e siamo pronti ad attivarlo in caso di bisogno", ha detto il presidente francese. Berlusconi gli ha fatto eco: "Un supporto è doveroso, ma è anche nel nostro interesse, altrimenti ci sarebbero conseguenze per la moneta unica". Sarkozy ha infine annunciato di voler associare strettamente l'Italia alla presidenza francese del G8-G20 l'anno prossimo.
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12/04/2010 20:01

Certo lui con la televisione e l'ignoranza del popolo italiano oramai fa qualunque cosa... ma sapete come si dice?!?... "fino a quando ci sono un branco di coglioni che gli danno retta il coglione non è lui..."
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27/04/2010 12:20

La stretta nucleare di Putin e Berlusconi "Accordo con Russia, prima centrale in 3 anni"


LESMO - "Con la Russia abbiamo stipulato un accordo che segnerà una svolta per il nucleare". Questo il risultato più importante del vertice bilaterale fra Italia e Russia che ha visto protagonisti Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Il premier italiano ha voluto subito ricordare di essere legato al suo omologo russo "da molti anni da stima, amicizia e affetto". A Villa Gernetto, la dimora settecentesca del premier appena ristrutturata, erano presenti tra gli altri anche il ministro Maria Stella Gelmini, Paolo Bonaiuti, Guido Bertolaso, Marco Tronchetti Provera, Fulvio Conti.

Sia l'Italia che la Russia mostrano "segnali confortanti di ripresa", ha detto Silvio Berlusconi. L'atmosfera della conferenza stampa congiunta è stata conciliante, l'augurio quella di una ripresa che, ha detto Berlusconi, "fa sperare che l'interscambio con la Russia, in calo del quasi trenta per cento per la crisi e conomica, possa tornare ai livelli in cui era nel 2008".

Nella delegazione della Federazione Russa è presente anche Aleksej Borisovich, presidente di Gazprom Spa.
Inoltre sono presenti: Vladimir Igorevich Kozin, capo del governatorato del preisdente delal Federazione Russa, Yury Viktorovich Ushakov, vice capo dell'apparato governo della Federazione Russa, Alexnder Vikthorovich Grushko vice ministro Affari Esteri, Andrej Vladimirovic Dementiev, viceministro dell'Industria e del Commercio, Sergej Nikolaevich Mazurenko viceministro dell'istruzione e Michail Valentinovich Kovalchuk, direttore del centro scientifico russo 'Istituto di Kurchatov.

Nucleare. In cima all'agenda dei colloqui c'è stata soprattutto la sicurezza energetica. Durante l'incontro a Lesmo è stato infatti siglato un accordo tra i due dicasteri della ricerca scientifica per un progetto di ricerca della fusione nucleare, con programma 'Ignitor'. Il programma si avvale degli esperimenti realizzati dal professore Bruno Coppi e sostenuti da emeriti scienziati russi e italiani. "Abbiamo parlato molto del futuro dell'energia nel mondo, e siglato un accordo che può segnare una svolta per il nucleare. Un progetto che potrà cambiare gli scenari della produzione di energia per le generazioni future e aprire una nuova frontiera dell'energia nucleare'", ha detto Berlusconi aggiungendo che i lavori per la prima centrale nucleare in Italia "saranno iniziati entro tre anni". Il minsitro Scajola, ha spiegato il premier, "è infatti intenzionato a far partire i lavori entro questa legislatura". Prima di individuare un luogo in cui realizzare una centrale nucleare, ha concluso Berlusconi, "bisogna che cambi l'opinione pubblica italiana, dobbiamo fare una vasta opera di convincimento, guardando alla situazione francese".

La nuova centrale. Tra i punti previsti nell'accordo firmato da Fulvio Conti, a.d. e direttore generale di Enel, e Boris Kovalchuk, acting chairman del management committee di Inter Rao Ues, ci sono un 'memorandum of understanding' per la cooperazione nei settori nucleare, costruzione nuovi impianti e innovazione tecnica, efficienza energetica, e la distribuzione, sia in Russia che nei Paesi dell'Est Europa. Si tratta della prima parthership pubblico-privato nel settore nucleare in Russia: nell'accordo c'è lo sviluppo congiunto del progetto di una nuova centrale nucleare a Kaliningrad. La centrale sarà composta da due gruppi da 1.170 mw l'uno e utilizzerà la tecnologia di terza generazione Vver 1200. L'entrata in produzione è prevista tra il 2016 e il 2018. Una quota rilevante dell'energia prodotta sarà destinata ai vicini mercati europei. Inter Rao Ues fornirà i termini e le condizioni per la partecipazione di investitori esteri al nuovo progetto di reattore nucleare, così come le caratteristiche tecniche per la distribuzione dell'energia prodotta. Dal canto suo Enel studierà gli aspetti tecnici, economici e normativi del progetto per valutare condizioni e modalità della sua possibile partecipazione.

Industria. Considerati gli stretti rapporti commerciali tra Italia e Russia, al vertice hanno partecipato anche importanti personalità del mondo dell'industria, come l'Ad dell'Eni, Paolo Scaroni, l'Ad dell'Enel, Fulvio Conti, e il presidente di Pirelli, Marco Tronchetti Provera. Berlusconi ha annunciato che "Pirelli potrebbe aumentare la sua già cospicua presenza nella federazione russa acquistando stabilimenti che danno lavoro a 2500 persone". Per poi aggiungere che l'Eni potrebbe espandere la sua collaborazione con Gazprom anche al di fuori dell'Europa, ad esempio in Africa. "Continueremo - ha detto il premier italiano - in direzione della collaborazione fra Gazprom ed Eni e penso che ci possano essere collaborazioni in paesi extraeuropei. C'è tutto un continente come l'Africa che si apre ad aziende estere e non vorremmo lasciare che fosse solo la Cina ad assorbire tutte le nuove potenzialità" E poi ha spiegato i tempi per i lavori di costruzione del gasdotto South Stream, che inizieranno tra due anni. "I responsabili di Eni e di Gazprom - ha detto Berlusconi - hanno messo a punto le cose da fare immediatamente e si prevede l'inizio dei lavori nei primi sei mesi del 2012".

Gli aiuti all'Abruzzo. Per finire una stretta di mano e una promessa ribadita. Nel patto firmato oggi al vertice ci sono infatti anche i contributi che il governo russo si è impegnato a dare all'Abruzzo colpito dal terremoto dello scorso anno. In particolare 7,2 milioni di euro per la ristrutturazione di Palazzo Ardinghelli e della chiesa di San Gregorio Magno a L'Aquila. Il progetto è nato dall'impegno formulato da Mosca durante il G8 in Abruzzo. "Già in occasione del G8 de L'Aquila - ha detto Berlusconi - l'amico Vladimir si era soffermato sulla volontà di darci questo aiuto. E io ho detto a Putin che ora si deve sentire obbligato a venire a L'Aquila per ascoltare la Santa Messa non appena sarà riaperta la chiesa di San Gregorio Magno".

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Niger, il paese radioattivo, l'altra faccia del nucleare


LA FALDA acquifera contaminata per milioni di anni. Livelli di radioattività nelle strade di Akokan, in Niger, 500 volte superiori ai valori normali nell'area. Metalli radioattivi venduti nei mercati locali. E' uno dei costi nascosti del nucleare: il prezzo ambientale pagato dall'Africa all'estrazione dell'uranio. La denuncia è contenuta in un rapporto di Greenpeace 1. Nel novembre scorso l'associazione ambientalista, in collaborazione con il laboratorio indipendente Criirad e la rete di ong Rotab, ha effettuato uno studio del territorio attorno alle città minerarie di Arlit e Akokan, in Niger, per misurare la radioattività di acqua, aria e terra intorno. E' qui che opera Areva, l'azienda francese leader mondiale nel campo dell'energia nucleare, la stessa società con la quale il governo Berlusconi e il ministro Scajola hanno stretto l'accordo per costruire quattro centrali atomiche in Italia.

"In quattro su cinque campioni di acqua che Greenpeace ha raccolto nella regione di Arlit, la concentrazione di uranio è risultata al di sopra del limite raccomandato dall'Oms per l'acqua potabile", si legge nel rapporto. "In 40 anni di attività sono stati utilizzati 270 miliardi di litri di acqua contaminando la falda acquifera: saranno necessari milioni di anni per riportare la situazione allo stato iniziale". Anche nelle polveri sottili, che entrano in profondità nell'apparato respiratorio, la concentrazione di radioattività risulta aumentata di due o tre volte.

Areva sostiene che nessun materiale contaminato proviene dalle miniere, ma Greenpeace ha trovato diversi bidoni e materiali di risulta di provenienza mineraria al mercato locale a Arlit, con un indice di radioattività fino a 50 volte superiore ai livelli normali. Gli abitanti del luogo usano questi materiali per costruire le loro case. "Per le strade di Akokan, i livelli di radioattività sono quasi 500 volte superiori al fondo naturale", continua lo studio. "Basta passare meno di un'ora al giorno in quel luogo per essere esposti nell'arco dell'anno a un livello di radiazioni superiore al limite massimo consentito".

L'esposizione alla radioattività può causare problemi delle vie respiratorie, malattie congenite, leucemia e cancro. Nella regione i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio di quello del resto del Niger. Areva sostiene che nessun caso di cancro sia attribuibile al settore minerario.

Greenpeace chiede uno studio indipendente intorno alle miniere e nelle città di Arlit e Akokan, seguita da una completa bonifica e decontaminazione. I controlli devono essere messi in atto per garantire che Areva rispetti le normative internazionali di sicurezza nelle sue operazioni, tenendo conto del benessere dei suoi lavoratori, dell'ambiente e delle popolazioni circostanti.

"Nella situazione attuale comprare da Areva il combustibile per le centrali nucleari che il governo vuole costruire significherebbe finanziare i disastri ambientali e sanitari in Niger", commenta Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace.
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