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Sì del senato alla modifica dell'articolo 18

Ultimo Aggiornamento: 01/04/2010 20:16
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03/03/2010 21:00

L
’aula del Senato ha approvato l’articolo 31 del ddl sul lavoro. E’ quindi in dirittura di arrivo in Parlamento una legge che, se approvata, riformerà profondamente il diritto del lavoro introducendo, oltre al giudice, la figura di un “arbitro” che deciderà sulle cause di licenziamento. La norma entro la fine della settimana verrà licenziata dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama, subito dopo sarà l’Aula a dare il via libera definitivo dopo quasi due anni di passaggi tra Camera e Senato.
La legge prevede modifiche sostanziali al processo del lavoro. Al momento, infatti, in caso di controversie come le cause per licenziamento, a decidere è sempre e comunque un magistrato del lavoro secondo il principio del tentativo di conciliazione delle parti e della rapidità del processo. Qualora venisse approvata la nuova norma, invece, al momento dell’assunzione, sul contratto si potrà firmare una clausola che vincola al ricorso ad un arbitro in caso di controversia. Ed è proprio questo il punto più discusso della legge: al momento dell’assunzione, soprattutto in tempi di crisi, il potere del lavoratore è ridotto al minimo e la scelta dell’arbitro rischia di diventare una conditio sine qua non di inizio rapporto professionale con conseguente indebolimento della posizione del lavoratore.

Tra le fila dell’opposizione non mancano le proteste. Il democratico Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro, parla di un disegno di legge «eversivo rispetto all’intero ordinamento giuslavoristico» ed è tra i firmatari di un appello “Fermiano la controriforma del diritto del lavoro” contro la nuova misura. Una posizione forte per un giuslavorista che, anche nel recente passato, ha mostrato aperture significative verso le riforme del lavoro che andavano in direzione della “flessibilità”. Treu in ogni caso non è isolato: la petizione porta anche le firme del giurista di Bologna Umberto Romagnoli, il sociologo torinese Luciano Gallino, l’ex presidente dell’Inps Massimo Paci.

Ancora più dura la presa di posizione del l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd) che parla di un attacco allo Statuto dei Lavoratori condotto con un «approccio chirurgico in cui si fanno le “operazioni” senza andare allo scontro frontale».
Per il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni l’attacco allo Statuto dei Lavoratori è peggiore «rispetto al 2002: allora l’attacco all’articolo 18 fu diretto ed era semplice spiegarlo ai lavoratori. Ora l’aggiramento va ben oltre l’articolo 18 impedendo addirittura di arrivare al giudice del lavoro». Preoccupata anche la Cisl, che per bocca del segretario Giorgio Santini spiega: «Non abbiamo pregiudizi nei confronti dell’arbitrato, ma ora spetta alla contrattazione fissare i paletti di garanzia per l’esercizio dell’arbitrato». La legge infatti rinvia a un accordo tra le parti che però se non arriverà entro un anno lascerà spazio a un decreto del ministro del Lavoro.

Lapidario, in difesa del provvedimento, il pidiellino Giuliano Cazzola relatore del disegno di legge alla Camera: «Bisogna smetterla di considerare i lavoratori come dei “minus habens”, incapaci di scegliere responsabilmente e consapevolmente un percorso giudiziale o uno stragiudiziale (l’arbitrato, ndr), per dirimere le loro controversie di lavoro»
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03/03/2010 21:05

L'unica cosa che mi viene da dire è che oggi con questa legge muore ogni diritto del lavoratore, retrocedendo di un secolo l'Italia si appresta a diventare il paese che merita di essere, un paese del terzo mondo, dove lavoratori e cittadini devono mettersi a pigrego mezzi (se non sai cosa significa vuol dire che il tuo grado di ignoranza è tale da farti meritare la pena di morte mio caro...) davanti a padroni e imprenditori che dimenticandosi del loro compito (PRODURRE CON I PROPRI CAPITALI BENESSERE PER LA COMUNITA'...) fanno di tutto per intascare quattrini alle spalle di tutto e di tutti.

Questa è un'amara sconfitta per tutti, spero che qualcuno ancor in grado di ragionare sappia cogliere il dato che è celato dietro questa legge.

Oggi chi lavora non è più tutelato da nessuno, i figli di puttana dei sindacati hanno venduto il culo per favori e soldi, ma questa legge sancisce la fine di un epoca costruita su lotte e sacrifici di quelli che oggi sono i nostri nonni. Mi vergogno profondamente delle scelte del governo italiano perché infangano l'onore di tutti gli italiani che si sono battuti per i diritti che noi abbiamo oggi, e ancora di più mi vergogno di voi che al posto di lottare per mantenerli passate le giornate davanti a calcio e grande fratello.

Davvero una triste sera questa, segnata dalla morte della libertà dei lavoratori.

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04/03/2010 17:26

Una notizia davvero triste...ma ancor piu' triste accorgersi di come tutti o quasi la ignorino...ma come fanno a non capire la gravita' della notizia...credevo di esser sull orlo di una dittatura ma comincio a temere di esserci gia' dentro... [SM=g1336790]
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04/03/2010 17:49

"Lavoratori più deboli e ricattabili ricorreremo alla Corte costituzionale"

ROMA - Un lavoratore "più debole e "ricattabile"": sarà questo - dice Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil - l'effetto della nuova legge sul processo del lavoro voluta dal governo. E contro questa legge annuncia che la Cgil ricorrerà alla Corte costituzionale.



Perché la Cgil ritiene ancora più grave questa iniziativa legislativa rispetto a quella del 2002 sull'articolo 18 che scatenò la protesta?
"Perché è una norma di carattere generale che interviene sul complesso delle procedure per la difesa dei diritti dei lavoratori. Nella prima versione della legge era addirittura prevista l'obbligatorietà del ricorso all'arbitrato che poi è diventato facoltativo. Tuttavia il punto vero è che nel momento dell'assunzione il datore di lavoro può chiedere a un lavoratore di rinunciare alla via giudiziale per la tutela dei propri diritti. E, in quel particolare momento, il lavoratore è più debole e più "ricattabile". Per questo potrebbe accettare la proposta precludendosi per tutta la durata del rapporto di lavoro di ricorrere al giudice".

Il ministro del Lavoro Sacconi ha parlato di una polemica da parte dei "soliti noti" (tra questi sicuramente la Cgil) che confermerebbe "la malafede di chi vuole sempre accendere la tensione sociale". Lei sta cercando lo scontro sociale?
"Non capisco perché Sacconi parli di malafede. Questa non è una questione di malafede e buonafede. Sacconi dovrebbe dire se ciò che sostiene la Cgil è vero o meno".

Comunque maggioranza e governo spiegano che spetterà ai contratti fissare i paletti per l'accesso all'arbitrato. Non crede che in sede contrattuale potranno essere apportati miglioramenti?
"La contrattazione servirà per definire le procedure ma non certo a modificare quello che stabilisce la legge.
Sarà una contrattazione molto vincolata e, dunque, non libera".

Ma il ricorso all'arbitrato non è per i lavoratori un'opportunità in più per difendersi?
"Lo era prima di questa legge. In questo nuovo schema una volta imboccata la strada dell'arbitro non si può più andare dal giudice. Sacconi non dice la verità".

La legge è in Parlamento da quasi due anni: perché non ve ne siete accorti prima?
"Non è vero che non ce ne siamo accorti. Abbiamo sollevato il problema molto tempo fa. Intorno alle nostre posizioni si sono ritrovati giuristi moderati come Romagnoli e Treu. La stessa Associazione nazionale dei magistrati ha condiviso le nostre preoccupazioni. È il ministro Sacconi che non vuole rendersi conto che la sua scelta renderà più deboli i lavoratori. Tanto più - e in questo ha ragione Bersani - in una fase di crisi come l'attuale. La legge non solo è sbagliata ma è anche fuori tempo".

Farete ricorso alla Consulta?
"Lo stiamo valutando. L'impressione è che ci sia più d'una norma in contrasto con la Costituzione".

Non trova che l'opposizione sia stata un po' assente in questa vicenda?
"Aver portato a casa un dibattito parlamentare sulla crisi economica è un buon risultato. Certo su questa legge non c'è stata quella forza, anche sul piano culturale, che sarebbe stata necessaria".

La prossima settimana, il 12 marzo, ci sarà lo sciopero generale della Cgil. Non ha provato a coinvolgere anche Cisl e Uil visto che nelle ultime settimane hanno alzato i toni critici nei confronti del governo?
"Sul fisco avevamo lavorato a una proposta comune poi Cisl e Uil hanno organizzato un'iniziativa col governo e gli imprenditori. Ora sento che Angeletti, Bonanni e pure la Marcegaglia chiedono un cambio di fase. È quello che chiediamo noi che, però, siamo anche conseguenti e facciamo lo sciopero per l'occupazione, per una diversa politica sul fisco e sui migranti".

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05/03/2010 20:48

Processo del lavoro, Anm preoccupata "mortificano" il ruolo dei giudici

ROMA - Sulle modifiche del processo del lavoro contenute nel ddl S 1167/B, approvato lo scorso 3 marzo, "forti perplessità" sono state espresse anche dai giudici. Secondo l'Anm le nuove norme "mortificano" il ruolo del giudice del lavoro e "riducono" i diritti dei lavoratori. Per la giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati dalle disposizioni approvate traspare infatti "il preoccupante intento di mortificare il ruolo determinante del giudice del lavoro, attraverso la limitazione del potere interpretativo".

In una nota il sindacato delle toghe scrive che "è altrettanto non condivisibile la riduzione dei diritti dei lavoratori, che rischiano di dover soggiacere alle pressioni del datore pur di pervenire all'assunzione, attraverso la sottoscrizione di un contratto che potrebbe non corrispondere alle reali modalità di svolgimento del rapporto".

L'Anm ha poi aggiunto che "l'esclusione di maggiori oneri per il bilancio dello Stato con riferimento alle previste commissioni di conciliazione induce seri dubbi in ordine all'effettiva operatività della procedura: va riaffermato - osserva l'Associazione magistrati - che per il concreto funzionamento del settore giustizia occorre l'adozione di riforme organiche e idonei investimenti di personale e di mezzi e non di interventi che non potranno consentire la piena attuazione dei diritti dei cittadini".

Il ddl sul lavoro, che contiene norme sull'arbitrato per risolvere le controversie di lavoro e, secondo l'opposizione e i sindacati, potrebbe indebolire o vanificare l'art.18 dello Statuto dei Lavoratori, è stata approvata con 151 voti favorevoli, 83 contrari e 5 astenuti. La contestata normativa sull'arbitrato, secondo quanto detto dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, faceva parte della versione originaria della legge Biagi. "Il diritto sostanziale del lavoro, incluso l'articolo 18 dello Statuto non è stato minimamente toccato", ha assicurato.

Il giorno dell'approvazione diversi esponenti politici e sindacali avevano rilanciato l'allarme di Repubblica sull'attacco del governo all'articolo dello Statuto dei lavoratori che tutela i dipendenti rispetto al licenziamento del datore di lavoro, attraverso la norma contenuta nel ddl lavoro, che allarga il ricorso all'arbitrato, da alcuni ritenuto un tentativo di aggirare, appunto, l'articolo 18.

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05/03/2010 23:40

Le liste del PdL non si dimenticano di consegnare i verbali per caso... fai di una cagata una grande notizia se vuoi fare di una grande notizia una cagata...

La censura è iniziata da tanti anni, tutto il mondo si accorto di questo... tranne l'italiano...
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31/03/2010 21:08

Lavoro, Napolitano non firma. Troppi dubbi sull'arbitrato


ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha firmato il ddl del governo sul lavoro e ha rimandato il testo alle Camere. Ponendo forti dubbi sulla norma che prevede l'estensione dell'arbitrato nei rapporti di lavoro. Le perplessità riguardano, inoltre, il modo con cui il Parlamento ha legiferato su una materia complessa quale quella del lavoro. "Già altre volte - aggiunge il capo dello Stato - ho sottolineato gli effetti negativi di questo modo di legiferare sulla conoscibilità e sulla comprensibilità delle disposizioni e quindi sulla certezza del diritto, sullo svolgimento del procedimento legislativo per l'impossibilità di coinvolgere tutte le commissioni competenti". Serie perplessità sono state sollevate anche "per una così ampia delegificazione".

"Il Capo dello Stato è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni, gli articoli 31 e 20, che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale" si legge nella nota del Quirinale. Che, per la prima volta, dal momento dell'elezione di Napolitano, rinvia una legge alle Camere. Cauta la reazione del governo. "Terremo conto dei rilievi del capo dello Stato - dice il ministro del Welfare Maurizio Sacconi - proporremmo alcune modifiche che mantengano in ogni caso l'istituto che lo stesso presidente della Repubblica ha apprezzato". In ogni caso, il titolare del dicastero auspica "un sollecito esame parlamentare" sui tre punti indicati dal capo dello Stato.

Le critiche del Colle. I rilievi del Colle si appuntano su una delle norme del ddl Lavoro. Quella che riguarda la nuova procedura di conciliazione e arbitrato che di fatto incide su quanto previsto dall'articolo 18 in materia di licenziamento. In particolare l'articolo indicato nel comunicato del Quirinale prevede che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire che in caso di contrasto le parti si affidino a un arbitrato. L'articolo 31 modifica profondamente le disposizioni sul tentativo di conciliazione. Per Napolitano "occorre verificare che le disposizioni siano pienamente coerenti con la volontarietà dell'arbitrato e la necessità di assicurare un'adeguata tutela del contraente debole". Ovvero del lavoratore. Un altro articolo sul quale il Quirinale muove rilievi è il 20, che esclude dalla delega del 1955 sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato: una interpretativa che bloccherebbe l'inchiesta della procura di Torino su 142 uomini della Marina Militare morti per esposizione all'amianto e un processo a Padova per la morte, per lo stesso motivo, di altri due militari. Infine il capo dello Stato chiede una riflessione "opportuna" sugli articoli 30, 32 e 50. Napolitano invita a una rilettura anche sulle competenze della magistratura sulle clausole dei contratti di lavoro, i contratti a tempo determinato e la tipizzazione delle clausole di licenziamento, l'entità del risarcimento per le cause di lavoro relative a collaborazioni coordinate e continuate.

Le reazioni. "Napolitano ha sempre mostrato una grande attenzione" alla eterogeneità delle norme e alle coperture finanziarie, è nel suo potere rimandare alle Camere, non ho nulla da obiettare" dice il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Soddisfazione è stata espressa dal Pd ("Speriamo che la maggioranza non sprechi questa occasione offertale dal presidente della Repubblica", hanno detto i deputati della commissione lavoro di Montecitorio, Marianna Madia e Ivano Miglioli) e dalla Cgil, fortemente critica verso il provvedimento. "E' una decisione - dice il segretario Guglielmo Epifani - che conferma le considerazioni della Cgil sugli aspetti critici del provvedimento. E' di tutta evidenza l'intempestività di una dichiarazione comune su una legge nemmeno ancora promulgata né pubblicata sulla Gazzetta ufficiale". "Finalmente il presidente della Repubblica batte un colpo e rimanda alle Camere la legge che voleva modificare, anzi svuotare lo Statuto dei lavoratori. Ne siamo contenti perché l'Italia dei valori è stato l'unico partito che, a suo tempo, si era permesso di pregare il presidente della Repubblica di non firmare il provvedimento ma di rinviarlo alle Camere" afferma il leader di Idv, Antonio Di Pietro. Per la Cisl, invece l'arbitrato resta uno strumento "utile", mentre il segretario generale della Uil Luigi Angeletti si augura "che il rinvio alle Camere sia l'occasione utile per rendere coerente il provvedimento legislativo con l'avviso comune realizzato dalle parti". Sulla stessa lunghezza d'onda Nazzareno Mollicone, segretario confederale dell'Ugl. Pienamente soddisfatti della scelta di Napolitano si dicono i vertici di Rdb (Rappresentanze di base) e Sdl (Sindacato dei lavoratori).

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Per ora siamo salvi in calcio d'angolo...
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