Europa sempre più in affanno: 11 disoccupati per un posto
La ripresa, se c'è, non si vede. O per lo meno, non la vedono tutti quelli che il lavoro lo stanno perdendo, lo hanno appena visto sfumare e quelli che da molto tempo sono stati costretti ad uscire da un'impresa senza avere più nulla di concreto in mano. I disoccupati in Europa sono ora più di 21 milioni. Un picco che dall'inizio del nuovo millennio non era mai stato raggiunto. Di questi, sei milioni hanno dovuto rinunciare a un impiego da meno di tre mesi mentre il 34 per cento è disoccupato da più di un anno. E così, mentre il numero di "impieghi vacanti" in Europa scende a meno di due milioni, ci sono più di undici disoccupati per ogni posto. I drammatici dati sono quelli di un rapporto appena pubblicato da Eurostat che analizza i numeri del'European Labour Force Survey.
5 milioni in più in dodici mesi. In un anno, nel periodo compreso tra il terzo trimestre del 2008 e il terzo trimestre del 2009, il numero dei disoccupati è cresciuto di cinque milioni di unità. Seppure il picco più elevato si è registrato tra la fine del 2008 e i primi mesi del 2009, anche a settembre 2009 circa 2 milioni di persone si ritrovavano senza un impiego da meno di un mese e altri quattro milioni avevano perduto il lavoro da soli sessanta giorni.
L'odissea che dura di più. Ma gli incrementi più significativi sembrano registrarli quelli che hanno perduto il lavoro da più tempo. Sono infatti quasi raddoppiati quelli che stanno sopportando le conseguenze della perdita del lavoro per un periodo compreso tra tre e cinque mesi: sono passati dai 2,2 milioni del 2008 ai 3,5 milioni del 2009 (vedi tabella). Di questi, la gran parte (il 61 per cento) ha un'età compresa tra 25 e 49 anni. Un quarto di loro è composto da ragazzi con meno di 25 anni.
Soprattutto tra 25 e 49 anni. Sono aumentati in maniera ancor più evidente quelli che stanno cercando lavoro da un tempo più lungo e compreso tra sei e undici mesi. Erano 2,6 milioni nel 2008. Nel 2009 sono divenuti 4,6 milioni. E' questo il segmento che ha registrato il maggiore incremento in termini percentuali (+75 per cento). Sono loro quelli che, presumibilmente, hanno perduto il loro impiego tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 e che non hanno ancora trovato alcuna chance per rientrare. Anche in questo caso si tratta soprattutto di persone con un'età compresa tra 25 e 49 anni (il 61 per cento). Ma tra loro ci sono anche molti giovani (il 23 per cento non supera i 24 anni).
Gli under 25. I ragazzi e le ragazze europee, vulnerabili in particolare nel breve periodo, sono tra quelli che hanno perduto lavoro da meno tempo. Sono il 40 per cento di quelli che sono divenuti disoccupati da meno di un mese e il 35 per cento di quelli che hanno perduto l'impiego in un arco di sessanta giorni. Ad ogni modo, desta preoccupazione il dato secondo cui ha meno di 25 anni il 18 per cento di chi ha perduto il lavoro da un periodo compreso tra due e quattro anni. Questo vuol dire che quattrocentomila giovani si ritrova a fare i conti con una disoccupazione di lungo periodo.
Lunga durata. Nel 2008 quelli che avevano perduto l'impiego da più di un anno erano 5,9 milioni. Oggi sono 7,1 milioni e di questi la metà è disoccupata da più di due anni. Questo gruppo, dato il bassissimo numero di nuovi posti di lavoro che le imprese europee stanno creando, dicono gli esperti di Eurostat, sarà quello che probabilmente è destinato a crescere di più negli anni prossimi. Tra coloro che hanno perduto il lavoro da più di quattro anni, il 35 per cento ha più di cinquant'anni. Il rischio di rimanere senza impiego per un lungo periodo, spiegano da Eurosat, è reale per un sostanziale numero di persone e questo può condurre a povertà e esclusione sociale.
In Italia, il segmento più popolato è quello di chi ha perduto il lavoro da più di sei mesi e meno di 12 mesi: sono il 17,2 per cento. Elevata è comunque anche la quota di chi è disoccupato da più di 12 mesi e non più di 17: sono il 15,8 per cento: una percentuale superiore a quella della media dell'Europa a 27 dove è l'11,8 per cento dei senza lavoro.
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