00 08/04/2009 20:00
Morte al G20, un video accusa la polizia. Il ministro e Scotland Yard: sì a inchiesta
MILANO - Un'inchiesta «il più possibile rapida» dovrà fare luce sulla morte di Ian Tomlinson, l'uomo stroncato da un infarto dopo essere stato spinto a terra da un agente durante il G20 a Londra. Lo ha assicurato il ministro dell'Interno, Jacqui Smith, poche ore dopo la diffusione di un video (guarda) che mostra Tonmlinson, 47 anni, che con le mani in tasca passa davanti a un cordone di agenti e viene spinto a terra da uno di loro. Sir Paul Stephenson, capo della polizia metropolitana, ha detto che tutto il corpo di polizia sostiene l'apertura di un'inchiesta, che è stata affidata a una Commissione indipendente. Il figliastro di Tomlinson, Paul King, ha detto alla Bbc di volere giustizia per se e per la sua famiglia.

IL VIDEO - A diffondere il video è stato un broker newyorkese, indignato per il fatto che la famiglia della vittima non avesse ancora avuto risposte. La vicenda è approdata anche in parlamento, dove i liberaldemocratici hanno chiesto l'apertura di un'inchiesta penale e hanno parlato di «nauseante e ingiustificata aggressione» da parte della polizia. Il video, girato da un turista americano, mostra Tomlinson mentre cerca di superare il cordone degli agenti antisommossa: l'uomo viene colpito da dietro con un manganello e poi spinto a terra da alcuni agenti. Nel filmato video si vede anche Tomlinson che cade e viene aiutato a rialzarsi da alcuni manifestanti, per poi allontanarsi. Testimoni hanno riferito che, dopo la caduta, l'uomo sembrava barcollare e appariva confuso. Circa tre minuti dopo è sopraggiunto l'infarto, fatale.

L'AUTOPSIA - Tomlinson non stava prendendo parte alle proteste ma stava tornando a casa dopo il lavoro in un'edicola vicina. L'autopsia stabilì che la morte era avvenuta per cause naturali. La Commissione Indipendente, che vigila sull’operato della polizia, ha deciso l'apertura di un’inchiesta per accertare se gli agenti abbiano avuto responsabilità dell'accaduto.

LE ACCUSE - Dopo una settimana di silenzio la famiglia di Ian Tomlinson, unica vittima delle manifestazioni di protesta a Londra in occasione del vertice del G20, punta adesso il dito contro la polizia: «Per quel che ne so dopo aver parlato con il suo collega, ha lasciato l’edicola verso le sette e stando alle foto e alle immagini delle telecamere a circuito chiuso che mi hanno fatto vedere si sono rifiutati di lasciarlo passare a molti posti di blocco allestiti dalla polizia. E il pezzo mancante del puzzle era che cosa gli fosse successo una volta arrivato al posto di blocco del Royal Exchange Passage: credo che quanto abbiamo visto risponda a molti interrogativi», ha spiegato al quotidiano britannico il figlio Paul. «Guardando il video, posso dire che la polizia ha avuto contatto con Ian: se questo sia stato o no causa della morte non lo so, ma sono sicuro che arriveremo alla verità, nuove prove saltano fuori ogni giorno e questa non sarà l’ultima», ha aggiunto Paul Tomlinson. La famiglia chiede ora di poter ascoltare l’agente che ha spintonato la vittima e i due agenti della cinofila che le immagini - girate da un turista statunitense - mostrano in piedi dietro di lui. «Vogliamo delle risposte: perché? Aveva chiaramente le mani in tasca e aveva la schiena rivolta agli agenti, non c’era alcun bisogno di intervenire», ha concluso Paul.

PROTESTE ANTI-SUMMIT - La notizia della morte di una persona a margine delle manifestazioni contro il G20 a Londra è circolata dalla tarda serata di giovedì 2 aprile, dopo una giornata di scontri. La polizia aveva fatto sapere di aver soccorso un uomo in stato di incoscienza vicino alla zona degli scontri, e di averlo trasportato in ospedale sotto una sassaiola. I dettagli erano molto vaghi; fonti di stampa parlavano di un manifestante «fra i 30 e i 40 anni» che era morto per un malessere.

da corriere.it