00 21/04/2009 15:39
Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $"

WASHINGTON - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". Del totale fanno parte, per la prima volta, gli asset originati in tutti i mercati e non solo in quello americano, per il quale la stima delle potenziali perdite è stata portata a 2.700 miliardi, dai 2.200 miliardi di gennaio 2009 e i 1.400
miliardi di ottobre.

"Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti". "Il processo di deleveraging - aggiunge - sarà lento e doloroso nonostante le misure prese".

A fronte di queste considerazioni, è presto per dire che si sta uscendo dalla crisi, anzi in Europa la situazione potrebbe persino peggiorare, secondo l'Fmi, a causa dei gravi problemi dei Paesi dell'Est: le forti interconnessioni finanziarie esistenti fra le due aree aumentano il pericolo di un "un ciclo vizioso avverso" all'interno di tutta l'Europa.

La maggior parte delle economie emergenti europee - spiega l'Fmi - sono infatti dipendenti dalle banche del Vecchio Continente occidentale che, di fatto, possiedono molti degli istituti di credito dell'Europa dell'Est. "Le banche madri - si legge nel rapporto - sono concentrate in pochi paesi (Austria, Belgio, Germania, Italia, Svezia). E questi collegamenti creano un ciclo di azioni e reazioni tra i Paesi dell'Europa emergente e quelli occidentali che potrebbe esacerbare la crisi".

"La sfida principale della crisi in atto - secondo gli analisti di Washington - è quella "di spezzare la spirale al ribasso fra il sistema finanziario e l'economia globale". Il Fondo Monetario Internazionale invita pertanto a "ulteriori azioni forti per riportare fiducia e allentare le incertezze che stanno minando le prospettive di una ripresa economica". Un invito che arriva con un'avvertenza: "C'è il rischio che i governi siano riluttanti ad allocare abbastanza risorse per risolvere il problema", visto che l'opinione pubblica sta assumendo un atteggiamento "disilluso su quello che percepisce, in alcuni casi, come abuso dei fondi dei contribuenti".

La crisi acuisce anche i problemi di bilancio dei vari Paesi. In particolare per l'Italia l'Fmi stima che il debito pubblico salirà nel 2010 al 121%, con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. Il deterioramento dei conti pubblici non è comunque un fenomeno limitato: in Germania il debito 2010 si attesterà all'87% con un aumento di 19 punti percentuali. In Giappone l'incremento sarà di 30 punti percentuali al 227%, mentre negli Usa il balzo sarà di 27 punti al 98%. In Francia, l'aumento sarà di 13 punti percentuali all'80%.

(21 aprile 2009) repubblica.it