Terremoto in Abruzzo

Ultimo Aggiornamento: 16/06/2009 20:00
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08/04/2009 09:28

Sisma in Abruzzo, i morti sono 250. Terrore per le nuove scosse.
L'AQUILA - La terra trema ancora in Abruzzo e si aggrava il bilancio del sisma che lunedì scorso ha colpito L'Aquila e i comuni limitrofi. I morti accertati sono 250, fa sapere la Protezione civile. Si tratta, viene sottolineato, di un numero non definitivo. Undici corpi non sono stati ancora identificati. Le salme cui non è stato ancora dato un nome saranno a disposizione per l'identificazione nello stabilimento «ex Cristal Carni» nel capoluogo abruzzese.

NUOVE SCOSSE - Come è accaduto per tutta la giornata di martedì (una violenta scossa di magnitudo 5.3 è stata registrata alle 19.42), nuove scosse si sono registrate nella notte. Una, di magnitudo 3.8 è stata avvertita intorno alle 23,30 e un'altra, di pari intensità, è stata registrata alle 6,27 nella zona dell'Aquilano. Il movimento tellurico, nel secondo caso, è durato circa una decina di secondi e ha fatto tremare strade ed edifici. Dopo la mezzanotte si erano verificate altre scosse più lievi, tra le quali - ha reso noto la Protezione civile - una alle 5 con magnitudo 3.5. Attimi di paura per i 25 mila sfollati del capoluogo abruzzese, costretti sotto le tende all'ennesima notte di angoscia. E di freddo: la temperatura è calata fino a 4-5 gradi.

SI SCAVA ANCORA TRA LE MACERIE - Intanto si scava ancora tra le macerie: nella notte sono stati estratti i corpi di due donne che abitavano in una palazzina crollata in via Sturzo. E tra le vittime del sisma del 6 aprile si contano anche diversi sportivi. Oltre alla probabile morte del rugbista dell'Aquila rugby Lorenzo Sebastiani, che risulta ancora tra i dispersi, non ce l'hanno fatta il giovane calciatore del Loreto Aprutino (Eccellenza) Giuseppe Chiavaroli e il pallavolista Lorenzo Cini, 23 anni, di Montorio al Vomano (Teramo) che era palleggiatore nella squadra di serie B del suo paese. Cini, studente universitario, è rimasto sotto le macerie della casa aquilana insieme alla fidanzata. Il mediano Chiavaroli, 24 anni, invece è morto nella notte tra lunedì e martedì all'ospedale di Teramo per le ferite riportate durante il crollo della abitazione dove viveva con la fidanzata. Chiavaroli - che all'Aquila frequentava la facoltà di Scienze Motorie - aveva un passato di giovane promessa nelle fila della Fiorentina e del Celano.

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08/04/2009 09:30

Ricostruire lontano. Nella new town
L’AQUILA— L’idea di una città nuova, tra questa gente devastata dal sisma, non passa inosservata. Berlusconi usa il termine inglese, new town, ma il messaggio che passa è quello della traduzione letterale italiana: e una nuova città qui, in queste ore, significa una nuova speranza, quasi una nuova vita. Tanto che circolano già ipotesi, anche se a dir poco premature, sul luogo: c’è chi dice Coppito, frazione vicino all’aeroporto. Ma in ogni caso perfino il sindaco Massimo Cialente, allo stremo dopo giorni ininterrotti di dolore e lavoro, perfino lui, primo cittadino del Pd, non se la sente di chiudere, di dire no, di sbattere la porta in faccia agli investimenti. Ha molte perplessità, certo, ma ripete «valuterò», dice che «è da tenere in considerazione, da capire bene».

Le parole del presidente del Consiglio annunciavano «la prima new town del Piano casa» vicino «all’Aquila vecchia». Ma poi che ne sarebbe del centro storico? Si svuoterebbe? Finirebbe per essere abbandonato? Il dibattito fa discutere architetti, urbanisti, ingegneri. E politici, ovviamente: dicono tutti no, o quasi, dai Comunisti italiani all’Udc, dai Verdi al Pd. Berlusconi ha detto poche parole, l’altra sera: la new town «può essere costruita vicino all’Aquila vecchia, un insediamento da far sorgere accanto al centro storico così da dare continuità alla realtà abitativa e alle radici del posto». L’idea, urbanisticamente parlando, «è vecchiotta— come spiega uno degli architetti più affermati di questo territorio, il settantaseienne Giuseppe Santoro — e può essere considerata purché nel rispetto della storia, che non può essere né abbattuta né sostituita».

È legata alla ricostruzione di Londra, l’idea, dopo la Seconda guerra mondiale, anno 1945. «Sarà anche vecchia — dice il presidente regionale di Ala assoarchitetti, Maurizio Sbaffo—ma le frazioni di questa città sembrano fatte apposta per questo progetto. Di certo, Berlusconi non pensi di venire qui a costruire Milano2: se questo è ciò che intende fare, rinunci. Se invece l’obiettivo è quello di abbattere e ricostruire le parti degradate, quelle di un’edilizia commerciale e di scarsa qualità, allora se ne discuta». Il mondo politico ha già cominciato a discutere. Gli ambientalisti di Legambiente hanno bocciato l’annuncio del governo: «Non è il momento per strumentalizzare la tragedia lanciando proclami di new town». L’Udc ripete il concetto, ma con più sarcasmo: «Noi diciamo di no, non vogliamo l’Aquila2». Anche colui che con Veltroni è stato ministro ombra dell’Ambiente, cioè Ermete Realacci del Pd, boccia il progetto: perché, spiega, «costruire una città accanto a quella danneggiata dal terremoto è idea sbagliata. Invece, credo sia necessario ricostruire L’Aquila lì dov’è, dov’era da secoli».

Anche i Verdi, con l’ex capogruppo alla Camera Angelo Bonelli, sono critici: «È sbagliato pensare a una new town a L’Aquila. Ciò che bisognerebbe fare, senza esitazioni, è rifare il centro storico. Per un motivo semplice: fa parte del cuore della nazione». E il no all’idea di Berlusconi unisce due realtà lontanissime tra loro, Comunisti italiani e La Destra di Francesco Storace. I compagni la bocciano come «pura e semplice propaganda, niente di più», i neri ribadiscono che «la città deve rinascere nel suo centro storico». Insomma: chi non è al governo, dice di no. Il sindaco della città è preso dal dramma di questi giorni, e ripete che bisogna «ricostruire, restaurare, consolidare. A noi serve un contributo importante, svariati miliardi. Si discuta dell’idea, la valuteremo». Anche Nicola Amorosi, dirigente del settore opere pubbliche, è perplesso ma non chiude: «Ciò che bisognerebbe fare è girare edificio per edificio, prima di decidere cosa fare. Di certo, le nostre 68 frazio ni sono quasi tutte danneggiate... ».

«L’idea della new town è percorribile — dice l’architetto Santoro— ma con quella condizione imprescindibile, rispettare la storia del luogo. Il nostro impianto urbanistico risale all’epoca angioina, ai primi anni del 200. Possiamo anche considerare la proposta di Berlusconi, ma purché essa contenga il necessario rispetto per questa città». Maurizio Sbaffo non ha dubbi: «Parliamo della new town, approfondiamo, studiamo. Ciò che è fondamentale, però, è che si costruisca, o si ricostruisca, seguendo i criteri più avanzati». La paura è che si ripetano gli errori del passato: «Molti palazzi crollati in questi giorni—allarga le braccia il dirigente del settore opere pubbliche del Comune—erano nuovi, costruiti venti o trenta anni fa. Sono andato a vedere: sono saltate le tamponature tra travi e pilastri...». Nel dibattito scatenato dalla proposta di Berlusconi interviene anche don Pietro Bez, parroco di Longarone durante il disastro del Vajont, anno 1963: lui ricorda che qualcuno aveva ipotizzato di costruire Longarone altrove, ma altrettanto bene non dimentica «la sollevazione popolare che si scatenò, perché la gente vuole tornare sulle proprie origini, sul luogo dove c’è il ricordo dei morti ».

Invece Roberto Silvestri, l’architetto genovese che ha progettato piazze in molte zone d’Italia, dice sì, lui è favorevole. Ma forse bisognerà attendere prima di capire quale strada sia meglio seguire, bisognerà valutare con attenzione dopo che i lutti di questi giorni avranno lasciato il posto alla voglia di ricostruire. Perché adesso, in queste ore, L’Aquila è ridotta così: «Non sono più agibili le sedi della prefettura, della questura, della Provincia e del Comune, e anche le scuole, non ne possiamo riaprire neanche una». Il sindaco aggiunge anche altre parole, per spiegare il momento: «Non c’è neanche una chiesa agibile per la Pasqua, e a noi servono aiuti, aiuti, aiuti ».

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08/04/2009 09:32

Gli atenei «credono» nel radon: previsioni possibili
Ventitrè gennaio 1985: per la prima (e unica) volta in Italia scat­ta l’allarme terremoto. L’Istituto naziona­le di geofisica prevede una «scossa peri­colosa ». E il ministro della Protezione ci­vile Giuseppe Zamberletti, oggi presiden­te della Commissione grandi rischi e so­stenitore dell’impossibilità di prevedere i terremoti, ordina lo stato d’allerta per dieci comuni della Garfagnana: scuole chiuse per due giorni, case vecchie o in cattivo stato evacuate.

Centomila persone abbandonarono le proprie abitazioni, ma il terremoto non arrivò. Allora la previsione di un sisma distruttivo fu formulata, dopo una scos­sa premonitrice, sulla base di un’analisi storico-statistica. Oggi, tra gli indicatori sismici, c’è anche il radon. Giampaolo Giuliani non è solo. Sono diversi i ricer­catori che studiano questo gas: l’univer­sità di Bari ha messo a punto un sistema di 25 centraline fermo per mancanza di fondi; quella di Pisa ha elaborato un pro­getto per il monitoraggio nelle acque sot­terranee della Garfagnana e della Luni­giana allo studio degli enti locali. Ricer­che sono in corso anche all’Istituto nazio­nale di geofisica e vulcanologia.

Pier Francesco Biagi è docente di Fisi­ca all’Università di Bari. Studia il radon e i disturbi sui segnali radio. «I sistemi per prevedere un terremoto già esistono — dice —, è che mancano i soldi per perfe­zionarli. A differenza dei miei colleghi so­no convinto che non è impossibile preve­dere un sisma, ci riusciremo. Fu proprio Boschi, oggi nemico dei precursori, a fa­re la previsione del 1985». E spiega: «Nel 2005 abbiamo presentato un progetto al­la Regione per l’installazione di 25 cen­traline per il rilevamento di radon e sta­zioni radio a bassa frequenza (alcune an­che nel Gran Sasso). Per un punto siamo stati esclusi dalla graduatoria e le prime centraline sono state disattivate».

All’università di Pisa si studia invece il radon nelle acque sotterranee della Garfagnana e della Lunigiana. Il team di Giorgio Curzio, docente di Misure nucle­ari, ha elaborato uno studio di fattibilità per il monitoraggio del radon: stazioni prototipo che ogni sei ore dovrebbero trasmettere al dipartimento e alla Prote­zione civile i livelli.

Tra i ricercatori che studiano il radon c’è anche Calvino Gasparini, dell’Istituto nazionale di geofisica. Nel 1985 fu uno degli esperti a formulare la previsione della Garfagnana. Oggi è direttore del Museo geofisico di Rocca di Papa dove da quattro anni una centralina misura il radon. «Sappiamo che questo gas è un precursore dello stress sismico, ma per ora non ci dice il 'dove' e il 'quando' av­verrà un terremoto». Più attendibile l’analisi storico-statistica: «Sulla base della quale scattò l’allerta del 1985. Nel caso di Giuliani non esistevano parame­tri consolidati, ma un censimento a se­taccio grande degli edifici più vecchi e una maggiore informazione, forse...».

Nel 1985 la «scossa pericolosa» non ar­rivò. E l’ex ministro Zamberletti finì sot­to inchiesta per procurato allarme. Forse per questo da allora ha sempre chiamato i centomila sfollati «un test». E oggi riba­disce: «I terremoti non sono prevedibi­li ». Ma poi spiega: «Allora il radon non c’entrava, lì ci trovavamo davanti a dati statistici particolari. Davanti a una previ­sione della comunità scientifica come quella di 24 anni fa, proprio Boschi e Bar­beri mi avvertirono del rischio, farei la stessa cosa: ordinerei lo stato d’allerta».

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08/04/2009 10:21

Così il Giappone ha vinto la sfida "Acciaio elastico e cuscinetti antisismici"
UN TERREMOTO di grado 7, nell'Appennino meridionale provocherebbe tra i 5 e gli 11mila morti, in Giappone 50. Un sisma ancora più violento (intensità 7,5) in Calabria causerebbe tra le 15 e le 32mila vittime, appena 400 in una città densamente popolata come Tokyo.

A fare la stima dei possibili danni di un identico sisma in Italia o in Giappone è uno studio di Alessandro Martelli, che insegna "costruzioni in zona sismica" all'università di Ferrara, dirige la sezione "prevenzione rischi naturali" all'Enea ed è presidente dell'Associazione nazionale di ingegneria sismica. "In Giappone un terremoto come quello dell'Aquila non sarebbe neanche finito sul giornale" dice. "E invece da noi l'applicazione della legge che impone criteri antisismici per gli edifici di nuova costruzione viene rimandata in continuazione".

Il "segreto" del Giappone (ma anche di California, Messico, Turchia, Nuova Zelanda) sta in tecnologie come i cuscinetti antisismici disposti alla base degli edifici, l'uso di acciai molto più elastici del normale, la fibra di carbonio che avvolge i pilastri e li rende più resistenti alle fratture, apparecchi detti "dissipatori" che assomigliano agli ammortizzatori di un auto e vengono disposti tra un piano e l'altro degli edifici più a rischio.

"Non esiste terremoto in grado di far crollare un palazzo costruito adottando tutti i dispositivi dell'ingegneria antisismica" sottolinea Rui Pinho, che insegna meccanica strutturale all'università di Pavia ed è responsabile del settore rischio sismico all'European Centre for training and research in earthquake engineering. "Lo provano i casi di California e Giappone, dove sismi molto potenti provocano danni limitati".

In Italia un censimento degli edifici più o meno resistenti ai sismi esiste, ed è in mano tra gli altri alla Protezione Civile. Viene però classificato tra i "dati sensibili" e non è reso pubblico. "Divulgarlo potrebbe generare paure ingiustificate tra la popolazione" spiega Pinho. Secondo cui a subire i danni maggiori durante un sisma sono soprattutto gli edifici in muratura ("Solo il 10% dei palazzi che crollano sono di cemento armato") e l'80% delle strutture edilizie italiane è in grado di uscire indenne da un evento come quello abruzzese. "A crollare per una magnitudo 5 o 6 è lo 0,5% degli edifici" dice l'ingegnere di Pavia. "Una percentuale piccola, eppure l'evento è così disastroso da lasciare difficilmente sopravvissuti".

La "vulnerabilità" degli edifici dell'Aquila, in particolare dell'ospedale San Salvatore, non è passata inosservata nemmeno alle Nazioni Unite. Dopo che un sisma classificato come "di intensità moderata" ha distrutto parte dell'Abruzzo, l'agenzia dell'Onu per la prevenzione delle catastrofi ci ha ricordato il dovere di adottare di più i criteri antisismici. "Costruire un edificio nuovo nel rispetto delle norme antisismiche fa lievitare la fattura del 3-5 per cento. Risparmiare una cifra ridicola e non rispettare le norme di sicurezza è un gesto criminale" ha detto lunedì Pascal Peduzzi, consigliere scientifico dell'agenzia Onu basata a Ginevra "International Strategy for Disaster Reduction". Ieri gli ha fatto eco il direttore dell'Isdr, Salvano Briceno: "Gli ospedali avrebbero dovuto essere rafforzati meglio, riducendo la portata della catastrofe. Si tratta di edifici essenziali, che bisogna rafforzare in modo prioritario". Il San Salvatore "è stato costruito 15 anni fa, quando già si disponeva delle informazioni tecniche" per difendersi dalla violenza delle onde sismiche.

"L'Italia - secondo Pinho - ha una normativa e un livello della ricerca che sono all'avanguardia nel mondo. Il vero punto debole è l'applicazione delle leggi". Per iniziare a costruire le scuole con criteri anti-terremoto, in Italia, c'è voluta la tragedia di San Giuliano. "Quell'istituto, il primo in Italia, ora è stato ricostruito con un isolamento sismico alle fondamenta. Altre 15 scuole attualmente sono in costruzione con la stessa tecnica, di cui sei solo in Toscana" spiega Martelli.

Alle lungaggini della politica, in Italia si sovrappone una storia edilizia lunga e stratificata. "Abbiamo edifici di centinaia o migliaia di anni - sottolinea Giampaolo Cavinato, ricercatore dell'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr. "A volte si è ricostruito sulle rovine di edifici distrutti, e perfino capire come sono fatte le fondazioni diventa difficile".

repubblica.it




..questo articolo dovrebbe far riflettere molto..
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08/04/2009 13:20

Abruzzo in ginocchio, i morti sono 251 Ancora scosse. Venerdì i funerali di Stato

L'AQUILA - Il terremoto fa ancora paura in Abruzzo, mentre si aggrava il bilancio del violento sisma che lunedì scorso ha colpito L'Aquila e i comuni limitrofi. I morti sono 251, fa sapere il governatore Chiodi. I feriti sono 1.179, secondo le cifre fornite dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito. Incerto il numero dei dispersi: 11 secondo Vito, 20-30 secondo il capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Antonio Gambardella. Una decina, inoltre, le salme non ancora identificate, messe a disposizione per l'identificazione nello stabilimento «ex Cristal Carni» nel capoluogo abruzzese. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sarà in Abruzzo giovedì mattina alle 9,30 ed è possibile che il capo dello Stato partecipi anche ai funerali di Stato delle vittime del terremoto, fissati per venerdì, presso la Scuola Ispettori della Guardia di Finanza (per quel giorno sarà proclamato il lutto nazionale). Anche il Papa, nel corso dell'udienza a San Pietro, ha manifestato l'intenzione di recarsi in Abruzzo. «Carissimi - ha detto Ratzinger rivolgendosi alle comunità colpite dal sisma, - appena possibile spero di venire a trovarvi».

NUOVE SCOSSE - Come è accaduto per tutta la giornata di martedì (una violenta scossa di magnitudo 5.3 è stata registrata alle 19.42), nuove scosse si sono registrate nella notte tra martedì e mercoledì. Una, di magnitudo 3.8 è stata avvertita intorno alle 23,30 e un'altra, di pari intensità, è stata registrata alle 6,27 nella zona dell'Aquilano. Dopo la mezzanotte si erano verificate altre scosse più lievi, tra le quali - ha reso noto la Protezione civile - una alle 5 con magnitudo 3.5. Attimi di paura per i 25 mila sfollati del capoluogo abruzzese, costretti sotto le tende all'ennesima notte di angoscia. E di freddo: la temperatura è calata fino a 4-5 gradi.



«SCAVEREMO FINO A PASQUA» - Intanto si scava ancora tra le macerie: nella notte sono stati estratti i corpi di due donne che abitavano in una palazzina crollata in via Sturzo. Il ministro Maroni ha assicurato che «fino al giorno di Pasqua continuerà incessante l'azione di ricerca di superstiti sotto le macerie, poi si procederà alla messa in sicurezza degli edifici e inizierà il lavoro di ricostruzione che non sarà né facile né breve».

EVACUATO IL CARCERE - Nella notte è cominciata l'evacuazione del carcere dell'Aquila, con circa 140 detenuti di cui un'ottantina in 41 bis (il cosidetto carcere duro). Dopo l'ultima violenta scossa di terremoto di martedì sera, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha preferito trasferire i detenuti. Tra questi, Salvatore Madonia, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Libero Grassi, e Nadia Desdemona Lioce (la brigatista sarebbe già a Roma). I detenuti comuni saranno trasferiti in altre carceri della regione mentre quelli in 41 bis in strutture ad hoc.

BERLUSCONI E NAPOLITANO ALL'AQUILA - All'Aquila è atteso per il terzo giorno consecutivo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è in Abruzzo per effettuare una visita presso gli uffici giudiziari del capoluogo. Il presidente del Senato, Renato Schifani, è intervenuto mercoledì in apertura di seduta per esprimere il cordoglio e la solidarietà di Palazzo Madama alla popolazione abruzzese. Schifani ha poi sospeso la seduta per 10 minuti in segno di lutto.

FRANCESCHINI - Ed è già arrivato, a sorpresa, nelle zone colpite dal sisma Dario Franceschini. Il segretario del Pd ha fatto sapere che il Partito democratico è pronto a collaborare in Parlamento quando il governo presenterà provvedimenti legislativi e finanziari per affrontare l'emergenza terremoto in Abruzzo. «Le responsabilità di governo e di opposizione sono naturalmente diverse - sottolinea Franceschini - ma in questo momento ogni divisione deve essere messa da parte e lo abbiamo dimostrato».

RICOSTRUZIONE - Nel frattempo, parlando a Rainews24, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, ha inquadrato la situazione in Abruzzo. «Prima bisogna terminare gli scavi tra le macerie, completare l'opera di soccorso, subito dopo si ragionerà sugli interventi per la ricostruzione e sugli aiuti» ha detto Bonaiuti, sottolineando che «non è il momento delle polemiche», ma «dell'azione». «Ogni regione - ha spiegato poi - prenderà in affidamento un comune. Ad esempio, l'Umbria avrà in carico il comune di Paganica» ha aggiunto Bonaiuti, facendo riferimento all'esito della riunione di martedì tra governo e Regioni, a Palazzo Chigi. Da parte sua, il ministro La Russa ha fatto sapere che i militari impegnati in questo momento in Abruzzo sono 1500, ai quali si sono aggiunti 2000 carabinieri, quasi tutti impegnati nella zona del sisma. I soldati, ha sottolineato il ministro, saranno in campo nella regione anche nella fase della ricostruzione dopo-sisma.



E ora gli sciacalli arrivano da tutta Italia
L'AQUILA - Si fanno via via sempre più numerosi i furti nelle abitazioni alla periferia dell'Aquila, abbandonate dopo il violento sisma che ha colpito la popolazione abruzzese. La notizia è stata resa nota dalla Protezione Civile locale che parla di «sciacalli provenienti da diverse parti d'Italia».

PATTUGLIAMENTO NOTTURNO - Il pattugliamento notturno, da parte delle Forze dell'Ordine (Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri, Forestale e Vigili Urbani) era stato limitato alla parte centrale della città dove sono ubicati numerosi istituti di credito, gioiellerie e negozi di vario tipo. Al centro della città, inoltre, c'è anche la sede della sezione abruzzese della Banca d'Italia che è stata permanentemente pattugliata.

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08/04/2009 18:38

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Re: Il Tg1 e il trionfo degli ascolti
albyestop, 08/04/2009 18.38:




Meglio non commentare che senno' rischio di far chiudere il forum
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09/04/2009 14:38

Napolitano a L'Aquila: «Ora un esame di coscienza, nessuno è senza colpa»

L'AQUILA - «Sono qui per dovere, per sentimento e anche per ringraziarvi per tutto quello che state facendo». Con queste parole il presidente Napolitano si è rivolto ai vigili del fuoco nella scuola della Guardia di finanza che ospita il quartier generale della Protezione civile per le operazioni nelle aree terremotate. Il capo dello Stato è in Abruzzo per visitare le zone colpite dal sisma e per partecipare ai funerali di Stato delle vittime che si svolgeranno venerdì mattina. «È uno sforzo di efficienza e di generosità straordinari nell'ambito delle organizzazioni dello Stato e della mobilitazione dei cittadini - ha detto Napolitano -. Mi impegno, non vi dimenticheremo mai». In particolare, ha aggiunto, «non potrò dimenticare Onna», il paese raso al suolo dal terremoto.

«ESAME DI COSCIENZA» - Il presidente ha espresso «apprezzamento senza riserve per il governo e per la Protezione civile» e si è detto ammirato per la dignità delle abruzzesi, ma ha anche ricordato che alla base della tragedia esistono delle responsabilità. «Nessuno è senza colpa - ha detto in conferenza stampa -. Molti sono stati coinvolti nella costruzione dei palazzi crollati. Deve esserci un esame di coscienza senza discriminanti né coloriture politiche, non per battersi il petto ma per capire cosa è indispensabile e urgente fare per evitare che questi fatti si ripetano e perché si possa fare prevenzione, non con fantasiose profezie o impossibili previsioni, ma apprestando mezzi indispensabili perché case ed edifici resistano». Napolitano ha sottolineato l'urgenza di avere nuove norme di edilizia anti-sismica.

L'OMAGGIO ALLE SALME - All'inizio della visita il capo dello Stato aveva voluto tributare un omaggio privato alle salme disposte nella caserma della Guardia di finanza di Coppito, dove ha incontrato un sacerdote e un gruppo di scout. Napolitano ha avuto parole di confronto per alcuni familiari che vegliano i propri cari defunti, ed è rimasto molto colpito e commosso dalla compostezza del dolore delle famiglie. Il presidente ha osservato con particolare commozione le bare bianche, quelle dei bambini e dei ragazzi. Una in particolare, su cui era appoggiata una piccola rosa bianca.

«SOLO QUESTO CI E' RIMASTO» - All'uscita, visibilmente provato dall'esperienza, ha incontrato i familiari delle vittime, ascoltando le loro storie. Tutti ci tenevano a raccontare la loro. Una coppia di anziani si è presentata a lui stringendo forte un ragazzo e dicendo: «Presidente, solo questo ci è rimasto». Napolitano ha detto parole di cordoglio e ha ribadito il suo impegno affinché lo Stato, come è stato ampiamente assicurato, faccia il massimo sforzo per assistere gli sfollati e ricostruire le case, e perché questo sforzo sia svolto con continuità fino a raggiungere l'obiettivo.

NEL CAMPO DI SAN DEMETRIO - Il presidente della Repubblica ha visitato poi il campo dei senzatetto di San Demetrio, a circa 15 chilometri da L'Aquila. Cinquanta tende che ospitano 600 persone. Il capo dello Stato, accompagnato da Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, ha espresso solidarietà e vicinanza alle persone colpite dal sisma. Ha salutato gli anziani, fermandosi in particolare con due donne. «Come va?» ha chiesto il presidente alla donna. «Male, ho perso la casa», le ha risposto l'anziana. Mentre l'altra donna aggiungeva: «Ma il presidente lo sa». E il capo dello Stato ha aggiunto: «Bisogna pure sfogarsi», appoggiando la mano sulla spalla della donna. All'uscita dal campo il capo dello Stato è stato salutato dagli alpini.

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09/04/2009 16:35


«Ora un esame di coscienza, nessuno è senza colpa»



con gli esami di coscienza non si risarcisce chi ha perso tutto... chi ha colpe per quello che è successo deve pagare, sia per i danni economici, sia per quelli morali! non sono un giustizialista, ma non è possibile che certe persone continuino a dormire tranquille su letti dorati, mentre altre sono costrette a dormire in tendoni...
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09/04/2009 18:42

Re:
albyestop, 09/04/2009 16.35:


«Ora un esame di coscienza, nessuno è senza colpa»



con gli esami di coscienza non si risarcisce chi ha perso tutto... chi ha colpe per quello che è successo deve pagare, sia per i danni economici, sia per quelli morali! non sono un giustizialista, ma non è possibile che certe persone continuino a dormire tranquille su letti dorati, mentre altre sono costrette a dormire in tendoni...[/QUOTE]


Concordo su tutto!


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09/04/2009 22:03

Terremoto, lieve spostamento verso nord
ROMA - Lo sciame sismico che sta interessando l'Abruzzo fa registrare un lieve spostamento delle scosse verso il nord del capoluogo. Scosse sempre più ravvicinate nel tempo dopo quella, molto forte, delle 2,52 di questa notte: 5,1 della scala Mercalli, alla quale ne è seguita una alle 5,14 di questa mattina pari al 4,2 e poi, ancora: una scossa di 3,1 punti di intensità alle 5,41 ha interessato i comuni di Montereale, Capitignano, Campotosto; alle 6,32 una scossa più forte, 4,0 della scala Mercalli, a L'Aquila, Pizzoli, Barete.

SPOSTAMENTO - Un'altra scossa alle 6,43, ha fatto registrare un'intensità di 3,7 e ha interessato i comuni di Campotosto, Capitignano e Barete. Dalla scossa più potente, quella che fino ad ora ha portato alla morte di 278 persone, si è notato prima uno spostamento verso sud-est ed ora verso nord, con un andamento sinusoidale che riprende le caratteristiche naturali della faglia.

NUOVE SCOSSE - La terra ha continuato a tremare anche durante il giorno. Una nuova scossa è stata avvertita con epicentro nei comuni di Scoppito, Villagrande e Collimento, alle 15:19. La scossa ha fatto registrare una magnitudo di 3,6 punti della scala Richter. Un'ora dopo, altra scossa: magnitudo 2.5 della Scala Richet. L'epicentro è stato localizzato tra il capoluogo abruzzese e il comune di Pietra Camela. Lo riferisce il Dipartimento della Protezione civile. Poi ancora alle 17:18 con epicentro nella zona compresa fra Possa, San Panfilo d'Ocre e Sant'Eusanio Forconese: una scossa pari a 3.2 punti della scala Richter.

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09/04/2009 22:05

Berlusconi: «L'Aquila, tempi lunghi. Io a pezzi, questa tragedia dà angoscia»
ROMA - Nuovi provvedimenti del Consiglio dei ministri a favore delle vittime del sisma in Abruzzo. Il governo ha dato il via libera a un'ordinanza per sospendere per due mesi i termini relativi a mutui e bollette per i cittadini coinvolti dal terremoto. Inoltre il governo ha stabilito un contributo fino a un massimo di 400 euro mensili per ciascuna delle famiglie sfollate, con un'aggiunta di 100 euro per gli ultra 65enni e i diversamente abili. Rinviate anche tutte le scadenze fiscali per i lavoratori dipendenti e autonomi che risiedono nelle zone interessate dal sisma (leggi qui tutti i provvedimenti).

ORDINANZA - Il decreto legge è stato invece rinviato alla prossima settimana, subito dopo Pasqua. Si attende infatti la definizione delle cifre necessarie ad affrontare la seconda fase dell'emergenza e l'inizio della ricostruzione. Allo studio dunque sia il budget necessario che le modalità di reperimento dei fondi. Tra i diversi provvedimenti si sta valutando anche una riedizione dello scudo fiscale, ma ogni decisione è rinviata alla prossima settimana, una volta quantificate le esigenze delle zone colpite dal sisma.

BERLUSCONI - In mattinata Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha fatto il punto della situazione. «Dalla mezzanotte di mercoledì alle 7 e 16 minuti di giovedì mattina ci sono state 65 scosse» ha spiegato. Scosse in Abruzzo che «rendono difficili gli interventi che sono in corso per la certificazione delle case e per l'inventario degli edifici pubblici». Tra questi ultimi «non sono utilizzabili la prefettura, la Corte dei Conti, la Regione, l'Ospedale, il palazzo di Giustizia». Berlusconi ha spiegato che sono stati stanziati altri 70 milioni di euro per la protezione civile da aggiungere ai 30 già stanziati il giorno stesso dell'evento sismico. «Stiamo vedendo un piano particolare per i ragazzi delocalizzati. Bisogna salvaguardare l'anno scolastico per questi ragazzi. Abbiamo messo a punto tutte le misure che erano da assumere con immediatezza» ha detto il premier. «Siamo riusciti con le nostre forze a far fronte alle emergenze. La Francia è interessata alla ricostruzione di un ospedale. Metteremo a disposizione un elenco di beni affinché tutti possano scegliere cosa voler ricostruire», ha spiegato ancora il Cavaliere aggiungendo che anche oggi sono arrivate tante telefonate da parte di capi di Stato e di governo.

CANTIERI E PROVINCE - Poi Berlusconi ha parlato del piano casa: «Prevede delle new town in ogni provincia. Il progetto di una new town all'Aquila non c'entra nulla con la ricostruzione delle singole case che avverrà presto. Per il centro storico invece servirà più tempo» ha spiegato ancora Berlusconi. Il progetto dei 108 cantieri in cui suddividere la ricostruzione, uno per ogni provincia italiana, «sta raccogliendo l'adesione di molti province. Ci sarà una parcellizzazione degli interventi» ha detto ancora Berlusconi spiegando che la ricostruzione avverrà in tre fasi. «Prima ci sarà la ricostruzione delle abitazioni private che saranno ricostruite e così le persone potranno ritornare». La seconda parte «riguarda il centro storico e gli edifici pubblici: gli interventi saranno complessi», ha detto il premier. Infine «ci sarà poi la possibilità di costruire quartieri nuovi con il piano casa che non ha niente da vedere con il terremoto ma che noi vogliamo realizzare in tutta Italia» ha concluso il Cavaliere. «Saranno necessari diversi miliardi per la ricostruzione, anche se al momento non è possibile una stima precisa delle risorse necessarie» ha chiarito il premier. In ogni caso tutte le spese per la ricostruzione in Abruzzo «saranno contabilizzate sotto la responsabilità del ministero dell'Economia: daremo conto di tutto con assoluta e totale trasparenza» ha spiegato il capo del governo.

«SONO A PEZZI» - In serata, poi, Berlusconi è tornato a parlare della tragedia che ha colpito l'Abruzzo: «Sono a pezzi, ho parlato con molte famiglie. Ho toccato con mano questa tragedia, è una cosa che dà angoscia». Il premier ha poi confermato che sarà «ai funerali insieme alle alte cariche istituzionali. Tutta l'Italia - ha assicurato - sarà rappresentata». «Sto lavorando senza sosta - ha aggiunto - quando lavori e sei impegnato nell'organizzazione, vai come una macchina. Ma poi quando ti fermi, pensi a quel dolore indicibile e viene l'angoscia».

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10/04/2009 14:22

Abruzzo, è il giorno del dolore. L'Italia piange i suoi morti
L'AQUILA - Il giorno del dolore, per l'Abruzzo e per l'Italia intera. Si sono svolti presieduti dal segretario di Stato vaticano, monsignor Tarcisio Bertone, i funerali solenni per le 289 vittime del terremoto in Abruzzo. Nel piazzale della Caserma della Guardia di Finanza, a Coppito, 205 bare ed una folla di amici e parenti in lutto. Per consentire lo svolgimento dei funerali, nel giorno del Venerdì Santo in cui la Chiesa ricorda la crocefissione di Gesù, era arrivata la dispensa straordinaria del Papa. La cerimonia è stata concelebrata anche dall'Arcivescovo metropolita dell'Aquila, monsignor Giuseppe Molinari e da tutti i vescovi dell'Abruzzo e del Molise.
Nella parte finale del funerale, il cardinal Bertone ha benedetto le vittime del terremoto del 6 aprile scorso, aspergendole con l'acqua santa insieme al vescovo dell'Aquila. Poi le vittime sono benedette con l'incenso. Alla fine l'imam Bashan Mohammed Nour ha letto un pensiero per le sei vittime islamiche del terremoto d’Abruzzo. «Nel nome del Dio unico che ha creato cieli e terra, uomini e donne unedoli in un’unica grande famiglia che vive insieme l’esperienza della vita e che in questi giorni ha vissuto insieme l’esperienza della morte, poichè tutto fa parte del grande disegno divino, ci troviamo qui oggi - ha detto - a condividere il dolore per tutti i fratelli, le sorelle, i giovani e i bambini vittime del sisma che ha ferito al cuore l’Abruzzo e l’Italia intera».

L'OMELIA - L'Italia intera è oggi raccolta attorno alle bare delle vittime del terremoto, e mostra di credere nei valori della solidarietà e fraternità. Questi sono valori saldi nel popolo italiano ha detto il cardinal Bertone nell'omelia, invitando all'«omaggio alle vittime», al «compianto e alla preghiera», «stretti idealmente attorno alle bare» e accanto alle «autorità civile e militari che testimoniano la solidale presenza dell'intero popolo italiano». Così il segretario di Stato vaticano ha esortato alla vicinanza con quanti stanno facendo «l'esperienza di essere spogliati di tutto». «In questa vostra città e nei paesi vicini, che hanno conosciuto altri momenti difficili nella loro storia - ha detto Bertone - si raccoglie oggi idealmente l'Italia intera, che ha dimostrato, anche in questa difficile prova, quanto siano saldi i valori della solidarietà e della fraternità ce la segnano in profondità».
Pur nella tristezza di queste ore, e pensando alle parole bibliche sulla Gerusalemme celeste, il segretario di Stato vaticano ha affermato di sentire «nascere la speranza del cuore perchè - ha spiegato Bertone - s'avverte già nell'aria che sotto le macerie c'è la voglia di ripartire, di ricostruire, di tornare a sognare».

IL MESSAGGIO DEL PAPA - In apertura delle esequie il segretario personale del Papa, monsignor Georg Gaenswein, aveva letto un messaggio del Pontefice. Il Papa si era detto «spiritualmente vicino» «in queste ore drammatiche» alle persone colpite dalla «immane tragedia del terremoto», implora «da Dio il riposo eterno per le vittime, la pronta ripresa dei feriti, per tutti il coraggio di continuare a sperare senza cedere allo sconforto».
«Sono certo - assicura il Papa nella lettera - che con l'impegno di tutti si può far fronte alle necessità più impellenti. La violenza del sisma ha creato situazioni di singolare difficoltà. Ho seguito gli sviluppi del devastante fenomeno tellurico dalla prima scossa di terremoto, che si è avvertita anche in Vaticano, e ho notato con favore il manifestarsi di una crescente onda di solidarietà, grazie alla quale si sono venuti organizzando i primi soccorsi, in vista di una azione sempre più incisiva sia dello Stato che delle istituzioni ecclesiali, come anche dei privati». Benedetto XVI assicura che «la Santa Sede intende fare la sua parte, unitamente alle parrocchie, agli istituti religiosi e alle aggregazioni laicali. Questo è il momento dell'impegno, in sintonia con gli organismi dello Stato, che già stanno lodevolmente operando...». Il Papa spiega di aver affidato a monsignor Gaenswein «il compito di recarvi di persona l'espressione della mia accorata partecipazione al lutto di quanti piangono i loro cari travolti dalla sciagura».



LE ESEQUIE - I soccorritori hanno trasformato il piazzale della Caserma della Guardia di Finanza in una chiesa a cielo aperto. Tanta, tantissima la gente presente. Erano infatti migliaia le macchine affluite presso la scuola delle Fiamme Gialle. Una lunghissima colonna di auto che si era formata dall'uscita dell'autostrada A24 fino alla caserma in cui alla fine hanno trovato posto migliaia di persone, 8.000 secondo fonti della centrale operativa. Per il lutto nazionale proclamato per il sisma in Abruzzo, la strada da Roma fino alla caserma di Coppito (L'Aquila), è stata costellata di bandiere a mezz'asta. Vessili calati a Roma, sul Raccordo Anulare, all'ingresso dell'autostrada e poi arrivando a L'Aquila, fino alle tre bandiere (il tricolore, quella dell'Unione Europee e quella delle Fiamme Gialle) nel grande piazzale all'interno della caserma. Durante i funerali, si sono verificati diversi malori fra i parenti che assistevano alla cerimonia. Una giovane donna, in particolare, è stata portata via con l'ambulanza.

LE AUTORITA' - Le sedie del settore autorità predisposto all'interno della caserma della Guardia di Finanza erano al completo. Insieme al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, erano presenti il presidente del Senato, Renato Schifani, quello della Camera, Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, accompagnato dai sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti e dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Nell'enorme piazzale erano presenti anche il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e il vicepresidente della commissione Europea, Antonio Tajani. Numerosi anche i rappresentanti dell'opposizione: dal segretario del Pd, Dario Franceschini a Piero Fassino; dal segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero a quello dell'Unione di centro, Lorenzo Cesa.

BERLUSCONI - Il presidente del Consiglio ha scelto inizialmente di seguire i funerali solenni prendendo posto tra i parenti delle vittime del terremoto e non tra le autorità. Prima dell'inizio della cerimonia, nella caserma delle fiamme gialle a Coppito, il premier è passato davanti alle bare tenendo le mani giunte, visibilmente commosso, e poi si è intrattenuto con alcuni parenti e amici delle vittime, per rivolgere loro delle parole di sostegno e conforto. Successivamente Berlusconi si è spostato nel settore riservato alle autorità Da qui, tra due uomini della Protezione civile, ha seguito in piedi i funerali solenni. Il premier si è commosso e si è asciugato qualche lacrima con il fazzoletto.

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10/04/2009 17:59

Se tutte le case fossero assicurate contro il rischio di calamità
I modelli (virtuosi) dell'America e di molti Paesi europei
«T assa sulla jella»: ecco come i critici chiamano l'assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali che, come già accade in moltissimi Paesi occidentali, potrebbe essere introdotta anche in Italia. Sono tanti, questi critici. E hanno buone frecce nel loro arco. Eppure una svolta come quella andrebbe al di là dei soldi risparmiati dalla collettività. Potrebbe anche incidere profondamente sul tessuto del nostro Paese. E, alla lunga, vincere la partita più importante: salvare tantissi­me vite umane.

Immaginiamo già le obiezioni: come si può parlare di soldi men­tre le bare di tanti poveretti uccisi dai crolli in Abruzzo non sono an­cora state consegnate alla terra? Ma proprio questo è il nodo: non si tratta solo di denaro. Di più: al diavolo il denaro, se la questione fosse tutta qui. È ovvio che le vite spezzate di quei bambini morti mentre la mamma cercava di pro­teggerli dal crollo del mondo, per citare una sola delle famiglie an­nientate dal sisma, valevano più di mille fantastilioni di triliardi. Ma il punto è: cosa si può fare per salvare altri bambini e altre mam­me domani? All’estero una rispo­sta se la sono data: coinvolgere i cittadini in un rapporto più matu­ro con la propria casa, la comuni­tà, la terra. Anche attraverso, ap­punto, l’assicurazione obbligato­ria. Da imporre sia ai cittadini sia alle compagnie assicuratrici.

Esiste già, con formule diverse e più o meno rigide, negli Stati Uniti, in Francia, Germania, Spa­gna, Belgio, Gran Bretagna, Porto­gallo, Austria, Olanda, Svizzera... Perfino in Romania. In genere la formula è questa: la polizza fatta per tutelare la propria casa da un eventuale incendio va automatica­mente estesa alle calamità natura­li. Con il risultato che, se si scate­nano i venti o i fiumi, le tempeste o i vulcani, lo Stato può concentra­re le sue risorse nei soccorsi di emergenza, nel ripristino delle co­municazioni, nella sistemazione delle infrastrutture pubbliche, nel recupero del patrimonio monu­mentale e culturale. Mentre tutti gli altri danni, «privati», sarebbe­ro coperti dalle assicurazioni pri­vate.

Almeno fino a una certa soglia, che potrebbe essere fissata in cir­ca un miliardo e mezzo di euro. Dopo di che, in caso di catastrofi apocalittiche, quanto manca sa­rebbe comunque garantito dallo Stato. Così da non abbandonare nessuno al suo destino.

Da tante altre parti, senza rinun­ciare alle straordinarie manifesta­zioni di generosità simili a quelle abruzzesi, funziona già così. Spie­ga il «Giornale delle Assicurazio­ni » che secondo una stima di «Swiss Re», uno dei colossi mon­diali che «riassicurano» le assicu­razioni, le compagnie hanno rim­borsato nel 2008 ben 8 miliardi di dollari per il solo uragano Gustav, uno e mezzo per la tempesta Em­ma che ha colpito il Nord Europa, un miliardo e trecento milioni per le tempeste di neve in Cina.

Quanto avrebbe da guadagnare l’Italia, condividendo i rischi pub­blici con le grandi compagnie pri­vate, lo dice la tabella elaborata dal Cineas, il Consorzio universita­rio del Politecnico di Milano che si occupa della cultura del rischio. Nel solo decennio 1994-2004, per tamponare i danni di alluvioni, terremoti e frane più gravi, lo Sta­to ha dovuto faticosamente tirar fuori complessivamente 20.946 milioni di euro. Vale a dire due mi­liardi l’anno. Ai quali va aggiunto un altro miliardo e mezzo com­plessivo per gli interventi (si fa per dire) «minori». Il tutto senza riuscire, se non in piccola parte, a risolvere la questione di fondo: la precarietà strutturale idrogeologi­ca del nostro Paese. Dove, dicono i dati ufficiali del ministero del­l’Ambiente, sono a «rischio eleva­to » l’89% dei comuni umbri, l’87% di quelli lucani, l’86% di quelli mo­lisani, il 71% di quelli liguri e val­dostani, il 68% di quelli abruzzesi, il 44% di quelli lombardi. In pratica, spiega il presidente del Cineas Adolfo Bertani, «oltre la metà degli italiani vive in aree soggette ad alluvioni, fra­ne, smottamenti, terremo­ti, fenomeni vulcanici.

Per questo, i temi della si­curezza e della gestione del rischio vanno regola­mentati da una legge. E l’Italia è l’unico Paese avanzato che ne è privo». Lo scri­veva in una lettera a Tremonti, tre anni fa, lo stesso Silvio Berlusco­ni: «Non credo sia ancora possibi­le che l’Italia rimanga uno dei po­chi Paesi industriali dove lo Stato si assume l’onere di provvedere a rifondere per intero i danni pro­dotti dalle calamità naturali».

Senza una legge, va da sé, citta­dini e assicurazioni si guardano bene dal firmare polizze contro le calamità naturali. Ovvio. Più anco­ra che nel caso delle polizze vita, che spesso i sani vorrebbero stipu­lare solo dopo aver scoperto di es­sere malati, anche quelli che vor­rebbero assicurarsi contro le inon­dazioni vivono di solito esposti a possibili ondate di piena e quelli che vorrebbero assicurarsi contro le eruzioni vivono di solito sotto un vulcano. Conseguenza: nessun assicura­tore italiano si sogna, salvo ecce­zioni della direzione generale, di stipulare una sola polizza di que­sto genere.

Di più: l’ipotesi di introdurre l’obbligo dell’assicurazione (sia pure con scontate garanzie per le fasce più deboli) sembra solleva­re diverse perplessità. Buona par­te delle associazioni dei consuma­tori temono sia un sistema per far fare altri affari alle compagnie assicurative. Le compagnie, al contrario, temono che, soprattut­to in un Paese a rischio come il nostro, il gioco non valga la can­dela. Gli stessi costruttori temo­no, come ha scritto il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fo­gliani, che «l’imposizione di un obbligo assicurativo contribui­sca a irrigidire la domanda» e pensano che non siano questi gli anni giusti «per superare la finali­tà solidaristica che ha finora ispi­rato l’approccio con il rischio ca­lamità ». Non bastasse, sarebbero recalcitranti certi politici maneg­gioni: l’«economia della catastro­fe », come insegna la nostra sto­ria, è politicamente un affarone.

Eppure, come ha spiegato Re­nato Brunetta ieri sul Corriere, la polizza obbligatoria si tirerebbe dietro alcune conseguenze vir­tuose che sarebbe un peccato sprecare. Come accade con l’Rc-auto per i guidatori scriteria­ti, per non pagare uno sproposi­to anche i padroni di casa inco­scienti (e automaticamente i loro amministratori comunali), sareb­bero costretti a non tirar più su edifici abusivi non assicurabili, a non costruire più in zone a ri­schio, a rispettare le regole antisi­smiche, a controllare le fonda­menta, a dedicare tempo alla ma­nutenzione. E forse, un po’ alla volta, piangeremmo finalmente meno morti.

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13/04/2009 13:56

Al via le verifiche: il 30% dei primi mille edifici esaminati è inagibile
L'AQUILA - Sono cominciate le verifiche tecniche dei danni del terremoto: squadre miste di ingegneri e tecnici dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile sono incaricate di stilare una serie di valutazioni in merito al grado di inagibilità e alle lesioni subite dalle strutture colpite dal sisma. Una sorta di «pagella» relativa ad ogni singola casa lesionata, che conterrà gli esiti delle verifiche tecniche e che sarà consegnata ai Comuni nei quali si trova ogni singolo stabile.

SU MILLE VERIFICHE, 30% EDIFICI INAGIBILI - Il 30% degli edifici finora sottoposti a verifica da parte dei tecnici dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile sarebbe risultato inagibile, praticamente irrecuperabile. Sono finora poco più di un migliaio le verifiche già effettuate, e il 50% degli edifici è risultato agibile, e questo viene definito dalla Protezione Civile un «dato molto confortante». Il restante 20% è fatto di edifici o abitazioni recuperabili «con provvedimento», cioè con piccoli interventi, e anche questo è un dato ritenuto altrettanto confortante anche se va interpretato. Si tratta però solo di un migliaio di verifiche, manca l'esame nei centri storici. Le verifiche infatti hanno riguardato finora le aree perifiche o semiperiferiche de L'Aquila e degli altri centri abitati interessati dal terremoto. Si ha la convinzione che il quadro cambierà radicalmente nel momento in cui si entrerà nei centri storici, dove i danni provocati dal sisma sono stati sicuramente più devastanti e tali da rendere pressochè irrecuperabili abitazioni ed edifici, e la percentuale quindi dovrebbe variare. La priorità nelle verifiche ha riguardato finora case e scuole, perchè si vuole in primo luogo riportare la gente nella propria abitazione e gli studenti in classe, laddove sarà possibile da subito. Verifiche anche negli edifici cosiddetti strategici, legati cioè alle attività istituzionali. Per quanto riguarda i centri storici sarà un'operazione lunga l'accertamento dei danni e quindi si procederà a perimetrare quelle aree dove c'è difatto certezza di danno notevole ed irrecuperabile.

IN ARRIVO I TECNICI UE -Otre ai tecnici italiani già sul posto e a quelli in arrivo dalla prossima settimana giungeranno in Abruzzo 8 esperti messi a disposizione dall'Unione europea per prendere parte alle operazioni. Germania, Grecia, Olanda, Polonia, Slovenia, Svezia, Spagna, Portogallo, Francia e Austria, aggiunge la Protezione civile, hanno già fornito un elenco di nominativi di professionisti che presto potranno contribuire alle verifiche.

EMERGENZA MALTEMPO -Dopo una Pasqua relativamente tranquilla dal punto di vista meteorologico, il maltempo aumenta l'emergenza nelle tendopoli nelle quali sono rifugiati i terremotati all'Aquila e nel suo circondario. Da lunedì mattina un forte vento, con pioggia a tratti, sta interessando gran parte dell'area disastrata. Coperte e stufe sono in distribuzione in tutte le tendopoli allestite per ospitare i terremotati. La pioggia forte nei paesi a ridosso del capoluogo abruzzese, sommata al vento e anche a una temperatura più rigida, costringe la protezione civile ad un supplemento di interventi a favore dei terremotati. La preoccupazione è rappresentata dal freddo nei paesini di montagna e dalla pioggia in quelli a valle. Le previsioni per lunedì, e per almeno la mattinata di martedì, parlano di pioggia e anche di temporali, con temperatura minima intorno ai 5 gradi nelle ore notturne. Per la protezione civile è fondamentale l'aspetto meteorologico, perchè ad esso è legata poi tutta una serie di interventi, a cominciare dalle verifiche sulla stabilità e agibilità degli edifici sgomberati. In tutte le tendopoli si sta provvedendo inoltre a stendere per terra ghiaia o stabilizzante, in maniera tale da impedire che con la pioggia si crei fango e renda tutto ancor più precario.

SCIACALLAGGIO E SANITÀ- Continuano anche le attività antisciacallaggio, di presidio e di sostegno alla popolazione da parte del Corpo forestale, che ha messo in campo 196 uomini. Sul versante sanitario, invece, sono oltre 600 le persone visitate nell'ospedale da campo gestito dall'Ares all'Aquila dal 6 all'11 aprile. Nel complesso hanno ricevuto assistenza più di 24. mila persone nei vari punti medici avanzati. L'ufficio Volontariato e relazioni istituzionali della Protezione civile, infine, sta curando con l'Anci il ripristino delle attività del Comune dell'Aquila.

CINQUE SCOSSE DOMENICA - Sul fronte dell'attività sismica cinque scosse sono state registrate in Abruzzo nella giornata di domenica. Le scosse si sono verificate alle 11.48, con magnitudo 3.2, in località prossime all'epicentro ; alle 15.40, con magnitudo 2.8 ; alle 16.41, con magnitudo 2.9, alle 18.35, con magnitudo 3.2, infine, alle 20.05 e alle 20.09, con magnitudo rispettivamente 3.4 e 3.

GLI ULTIMI DUE FUNERALI - Si sono svolti i funerali delle ultime due vittime recuperate dai soccorritori tra le macerie delle abitazioni de L'Aquila. I corpi erano stati trovati venerdì e sabato. La cerimonia funebre è slittata a questa mattina, ancora una volta presso la Scuola per soprintendenti e ispettori della Guardia di Finanza a Coppito.

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13/04/2009 14:01

Fini: «Santoro indecente sull'Abruzzo» - Berlusconi: «La Rai ha sbagliato»

L'AQUILA - Berlusconi e Fini contro Santoro. Il presidente della Camera, per la seconda volta negli ultimi mesi, ha usato lo stesso aggettivo: indecente. «L'unica cosa stonata in questa tragedia è una trasmissione televisiva, sapete benissimo quale. Quella trasmissione è stata semplicemente indecente» ha detto Fini, riferendosi all'ultima puntata di Annozero a margine della sua visita tra i terremotati in Abruzzo. «Non si può - spiega Fini - speculare sulla tragedia come qualcuno ha fatto per trarre vantaggio per la sua audience». Il presidente della Camera aveva già usato l'aggettivo "indecente" per Annozero, in occasione di una puntata dedicata al conflitto tra israeliani e palestinesi.

BERLUSCONI: «LA RAI NON PUO' COMPORTARSI COSI'» - «Non parlo più di questo, ma mi sembra che i fatti mi abbiano dato ragione: la tv pubblica non può comportarsi in questo modo». Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in visita alla tendopoli di Monticchio, vicino L'Aquila, ha risposto a una domanda sulle polemiche riguardanti la trasmissione.

POLEMICHE - L'ultima puntata di Annozero, che metteva in risalto le pecche della struttura pubblica nel prevenire e nell'affrontare il terremoto in Abruzzo, aveva già sollevato commenti e polemiche nei gironi scorsi.Tra gli altri anche quelli dei pompieri della Cisl indignati con Annozero per le «offensive, gratuite e strumentali dichiarazioni esternate dal conduttore della trasmissione, tendenti a screditare l'opera svolta dai lavoratori del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, nel corso delle operazioni conseguenti il nefasto sisma che ha interessato l'Abruzzo».


Di Pietro contrattacca: «L'indecenza è voler pilotare l'informazione»
«Annozero? L'unica indecenza è la pretesa di Berlusconi e Fini di poter pilotare l'informazione al fine di descrivere una realtà che non esiste. E, così, far credere che ciò che è accaduto in Abruzzo sia solo colpa del destino». Lo afferma il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, in merito alle dichiarazioni del premier e del presidente della Camera sull'ultima puntata della trasmissione di Michele Santoro sull'emergenza terremoto. «Pretendere di mettere il bavaglio ad un giornalismo che approfondisce la verità dello svolgimento degli avvenimenti è da criminali». Nel corso della trasmissione della Rai era ospite l'ex pm Luigi de Magistriis, candidato per l'Idv alle elezioni europee.

CONSEGUENZE DA PREVENIRE - «Comprendiamo che sia difficile prevedere un terremoto - dice Di Pietro -, ma riteniamo necessario e doveroso prevenirne le conseguenze, specie se si tratta di edifici pubblici di una certa importanza, come la casa dello studente, crollata per l'incuria, la cattiva costruzione e la pessima manutenzione. Altrettanto vero -conclude- è che le finanziarie del governo Berlusconi hanno previsto la riduzione dei fondi per la messa in sicurezza degli edifici pubblici e per la protezione civile».

LE POSIZIONI NEL PD- Giorgio Merlo, Pd, membro della commissione di Vigilanza Rai, plaude invece all'inchiestta annunciata da Garimberti: «Annozero di Michele Santoro ha una deroga particolare dalla Rai, o un contratto particolare, rispetto ai criteri che ispirano il servizio pubblico nel nostro paese?» si chiede, definendo «incredibile» la trasmissione di Annozero sul terremoto in Abruzzo. Santoro «può dire e può fare ciò che vuole, contro chi vuole e a danno di chi vuole a prescindere?». Sul caso interviene anche il Pd Vincenzo Vita, con una posizione diversa, rivolta all'intervento di Fini e Berlusconi: «Ognuno può giudicare come meglio crede la trasmissione di Michele Santoro sul terremoto, ma il problema è che "ancora una volta" c’è un "attacco alla libertà di informazione da parte di Silvio Berlusconi. Non si tratta di dare voti e giudizi sul programma di Santoro, sul quale è legittimo avere opinioni diverse e contraddittorie. Ed è anche doveroso ribadire sostegno e plauso verso il lavoro enorme della protezione civile. Ma qui è in causa la libertà di informazione, ancora una volta messa sotto attacco dal presidente del consiglio che è proprietario di buona metà dei media italiani". Conclude Vita: "Questo non può passare inosservato ed è augurabile anche che, essendo scattata la ’par condicio’, non solamente ’Anno Zero’, ma l’insieme dei programmi abbiano massima attenzione e rigore".


Garimberti: «Approfondimenti in corso sulla puntata di Annozero sul sisma»
Il Presidente della Rai, Paolo Garimberti, e il Direttore Generale, Mauro Masi, hanno avviato «tutti gli approfondimenti previsti dalla normativa vigente e dai regolamenti aziendali» sulla trasmissione Annozero di giovedì scorso, dedicata al terremoto in Abruzzo. Lo rende noto la Rai in un comunicato nel quale Garimberti e Masi ribadiscono «nuovamente pieno e forte sostegno alle azioni svolte dalla Protezione Civile per il terremoto in Abruzzo». «Solidarietà peraltro già espressa sin dal primo momento dal Direttore Generale - aggiunge l'azienda - con una sua propria dichiarazione ripresa da tutte le testate della Rai».


La Bonino dalla parte di Santoro: «Non capisco le contestazioni»
Dalla parte di Santoro, dopo gli attacchi di Fini e Berlusconi sulla puntata di AnnoZero dedicata al terremoto, si schiera Emma Bonino: «Io non sono una grande estimatrice di quel modo di fare informazione, ma non ho capito cosa si contesta: è questione di tono?» ha detto la Bonino, nella consueta intervista settimanale a Radio Radicale, rispondendo a una domanda sulle polemiche sulla puntata di AnnoZero di giovedì scorso.

«SI SONO DETTE FALSITA'? C'E' LA MAGISTRTURA»- «La libertà di espressione - ha aggiunto - ha un limite solo, quella della menzogna. Se si contesta che siano state dette falsità, c'è la magistratura; se si contesta lo sciacallaggio sulle emozioni, mi sembra un tema decisamente vago. E poi il punto è un altro: i partiti, gli stessi autori che non hanno consentito il funzionamento della Commissione di vigilanza, che l'hanno bloccato per mesi nonostante impegni inderogabili, che ancora non hanno predisposto le regole sulla par condicio, niente tribune, niente accessi, niente controllo, e poi alla fine scoppia un caso Santoro». «Lo ripeto: o in quella trasmissione sono state dette falsità o calunnie, oppure chiedo da che pulpito viene la predica. La Vigilanza ha degli obblighi che ha disatteso per interventi partitocratici, partitici, chiamateli come volete. Oggi la stessa Vigilanza - ha concluso - trova come caso espiatorio Santoro, che magari, non lo so, se lo merita pure, ma non mi sembra questo il tema».

CICCHITTO: «ANNOZERO VUOLE DESTABILIZZARE IL QUADRO POLITICO» - Ad attaccare invece AnnoZero è stato invece Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl: «'Annozero" è una trasmissione che ha obiettivi politici chiarissimi. Essa è collegata a un gruppo politico-giudiziario che ha come terminale giornalistico Travaglio e come punto di riferimento politico Di Pietro; in mezzo c'è una operosa componente giudiziaria che ha punti di riferimento in alcune procure, da quella di Palermo a quella di Potenza. L'obiettivo di questo network è quello di destabilizzare il quadro politico. Certamente di questo nucleo il dottor Santoro è la punta di diamante mediatica». Lo afferma Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl.

GASPARRI: «TV DELL'ODIO» «È la tv dell'odio. È la tv del veleno. È uno scempio continuo della verità, che tocca punte tali di aberrazione da essere notoriamente dannosa per la parte politica a cui questa tv è asservita» ha detto invece il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri

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14/04/2009 00:09

L'Aquila, nuova forte scossa in serata
L'AQUILA - Una nuova forte scossa di terremoto (magnitudo 4.9 sulla scala Richter) è stata avvertita all'Aquila e in Abruzzo alle 23,14 di lunedì. Le località più vicine all'epicentro sono Capitignano, Campotosto, Pizzoli e Barrete. La scossa è stata avvertita distintamente anche in Umbria, Marche e Lazio (fino a Roma). Nelle ore precedenti la terra era tornata a tremare dopo un periodo di relativa calma: una scossa di magnitudo 3.8 era stata registrata alle 21.09 con epicentro tra L'Aquila, Lucoli e Scoppito; una seconda di magnitudo 3,5 si era invece verificata otto minuti più tardi. Un nuovo evento sismico era stato registrato alle 22.08 con magnitudo 3. Il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, ha riferito che sono state registrate nella zona diecimila scosse in una settimana, di cui un migliaio avvertite.


Bimbo nasce nella tendopoli di Bazzano
FIRENZE - La vita riparte anche nelle difficoltà delle tendopoli: lunedì sera nel campo di Bazzano, gestito dalle Misericordie è nato un bambino. La notizia è stata data dalle Misericordie in una nota diffusa a Firenze. Gli sfollati assistiti dalle Misericordie nei campi di Bazzano e Bagno (nei dintorni di L'Aquila) sono circa 3.000: 9 gli ospedali da campo già montati, 4 le cucine, 100 le ambulanze per i soccorsi.

CONDIZIONI DIFFICILI - La notte scorsa lavoro extra per i volontari quando sulla zona si è abbattuto un violento nubifragio e il grande freddo si è fatto sentire ancora di più nelle tende. «Abbiamo distribuito coperte e stufe per tutta la notte e ci prepariamo a giorni di grande freddo», dice Alberto Corsinovi, responsabile del campo. Fra i 9 ospedali da campo delle Misericordie ha operato Maurizio Ghiara, un medico di Pisa: «Le patologie maggiori sono stati d'ansia, casi cardiaci, piccoli interventi ambulatoriali. Il fatto grave è che la notte ci sono 2 gradi sotto zero e il giorno 25. Ho notato la stessa drammaticità che incontrai nella missione in Kosovo. Sembrano fuggiti da una guerra».


Annozero sul terremoto: è scontro
Zavoli: «Dar voce a istanze diverse»

ROMA - Non si placa la polemica sulla puntata di Annozero dedicata al terremoto. E' intervenuto anche Sergio Zavoli, che ha sottolineato la necessità, nei programmi di inchiesta, di «dar voce a istanze diverse». Il presidente della Commissione di vigilanza ha anche ricordato che i vertici Rai stanno acquisendo gli elementi per formarsi sulla vicenda un «parere equanime» sul quale la Vigilanza è pronta a esprimere eventualmente «un indirizzo non censorio, ma più vincolante che in passato». «Cruciale», ribadisce Zavoli, è «dar voce a istanze diverse, specie in un contesto che lasci spazio a critiche anche gravi, rivelatesi poi fondate, ma che abbia visto il Paese (a partire dalla protezione civile, dai vigili del fuoco, dal volontariato eccetera) chinato su una tragedia in un sollecito, diffuso e responsabile atteggiamento di solidarietà»

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15/04/2009 18:44

Si studia tassa aggiuntiva per i redditi più alti a favore dei terremotati

Il governo potrebbe accogliere una proposta dell'opposizione per reperire soldi a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo. Spunta infatti anche l'idea di un contributo dai contribuenti super-ricchi per raccogliere i fondi necessari alla ricostruzione post-terremoto.

DECRETO LEGGE - Secondo quanto si apprende, tra le valutazioni tecniche avviate in vista della messa a punto del decreto legge con gli interventi per la raccolta delle risorse, si starebbe valutando anche la possibile introduzione di un prelievo aggiuntivo - un «contributo obbligatorio» - per i contribuenti ad alto reddito. In particolare, la maggiorazione potrebbe scattare per chi supera la soglia dei 130.000-140.000 euro di reddito annuo. Non è chiaro ancora se si tratterà di un addizionale Irpef e se il provvedimento sarà permanente o prenderà la forma di un una-tantum.
Tra le altre ipotesi allo studio, c'è anche un'addizionale sui giochi come Lotto e Superenalotto.

UN NUOVO 5 PER MILLE - Ma per reperire fondi per i terremotati sono allo studio anche altre misure. I tecnici dei diversi ministeri sono infatti al lavoro per la messa a punto di un provvedimento complessivo che però , al momento, non sarebbe ancora nella fase conclusiva. Si punterebbe tuttavia a fare prima possibile e non si esclude ancora che, se si dovesse riuscire a mettere a punto l'intero pacchetto, una decisione possa già arrivare dal prossimo Consiglio dei ministri. Tra le ipotesi sul tappeto per il reperimento delle risorse rimane anche il possibile utilizzo di un «nuovo 5 per mille» sempre in favore delle popolazioni colpite. Nel provvedimento potrebbe cioè trovare spazio la filosofia illustrata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, durante una intervista al Tg5. Tremonti ha spiegato la sua idea di un 5 per mille «per destinare un pezzo della propria imposta ad una causa che sembra buona» ma senza togliere risorse al volontariato. «Non si toglie nulla al volontariato - ha spiegato oggi Tremonti - sennò il 5 per mille non l'avrei pensato tanti anni fa. Si dà in più, una causale in più e soldi in più. Non soldi in meno al volontariato, ma soldi in più per il terremoto». Potrebbe in pratica arrivare un ulteriore 5 per mille che, senza togliere nulla alle organizzazioni no-profit, consenta di destinare una ulteriore quota della propria imposta alla ricostruzione in Abruzzo.

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15/04/2009 18:50

"Riequilibrare Annozero, sospeso Vauro" Santoro replica: "Censura sul vignettista"


ROMA - Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha chiesto a Michele Santoro che «sin dalla prossima puntata di Annozero siano attivati i necessari e doverosi riequilibri informativi specificatamente in ordine ai servizi andati in onda dall'Abruzzo» ma non al dibattito in studio di giovedì scorso. Il dg lo ha chiesto in una lettera inviata allo stesso Santoro e ai direttori del Tg3 Antonio Di Bella e di Raidue Antonio Marano.

LA SOSPENSIONE DI VAURO - Nella missiva è stata anche valutata «gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la missione del servizio pubblico la vignetta di Vauro Senesi "Aumento delle cubature. Dei cimiteri"». Il direttore generale ha quindi comunicato a Di Bella e Marano e allo stesso Senesi che la Rai in via cautelativa e da subito non intende avvalersi delle prestazioni del vignettista. Il quale ha replicato senza perdere la consueta ironia: «Sono ancora a San Pietroburgo e la notizia si commenta da sola». Poi, sul proprio sito Internet, ha pubblicato poche parole: «No alla censura! La satira è libertà!». La vicenda sarà discussa dal Cda della Rai, previsto il 22 aprile. La sospensione, secondo quanto hanno precisato in un secondo momento le agenzie di stampa citando fonti vicine alla direzione di viale Mazzini, sarebbe in ogni caso limitata ad una sola puntata.
Vauro

NUOVA PUNTATA SULL'ABRUZZO - Intanto Michele Santoro, in una lettera inviata a Masi, respinge gli addebiti e chiede di soprassedere sulla sospensione di Vauro, «una censura che produce una grave ferita per il nostro pubblico e per l'immagine della Rai». «Faccio presente - si legge inoltre nella lettera - che alla mia redazione non sono pervenute richieste di rettifica o annunci di iniziative legali da parte di alcuno. Le ricordo come la stessa Rai abbia recentemente riconosciuto che l'autonomia del giornalista non può essere menomata, nemmeno dall'editore». Il conduttore tornerà ad occuparsi del sisma d’Abruzzo nella prossima puntata del suo Annozero. Una decisione, a quanto si apprende, presa già martedì, prima quindi della richiesta di riequilibrio arrivata dal vertice Rai. Non ci sarà Vauro, sospeso in via cautelativa, ma non mancherà la satira: tornerà infatti Sabina Guzzanti. A dieci giorni dal sisma, Annozero si occuperà della ricostruzione, che costerà secondo una prima stima 12 miliardi di euro, e del rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione dei fondi. In collegamento dall’Aquila ci sarà Sandro Ruotolo, mentre ospiti in studio saranno Niccolò Ghedini del Popolo della libertà, Antonio Di Pietro dell'Italia dei valori, il giornalista del Sole24Ore Mariano Maugeri e il capo della sala Italia della potezione civile Titti Postiglione.

AVVIATA ISTRUTTORIA - Dopo le critiche del presidente della Camera Fini e del premier Berlusconi, il direttore generale di Viale Mazzini e il presidente Paolo Garimberti avevano espresso solidarietà alla Protezione civile e attivato un'istruttoria per valutare le eventuali violazioni delle normative e dei regolamenti aziendali. Martedì pomeriggio c'era stato un primo incontro, aggiornato a mercoledì, dove, oltre a Masi e Garimberti, erano presenti il vice dg Giancarlo Leone, il responsabile Risorse artistiche Lorenza Lei e i rappresentanti dell'ufficio legale.

PD: NO A CENSURA - Secondo il segretario del Pd Dario Franceschini, che chiarisce di non apprezzare il giornalismo proposto da Annozero, è inaccettabile qualsiasi provvedimento di censura nei confronti della trasmissione di Santoro. «A me quella trasmissione non piace molto - ha detto Franceschini poco prima della decisione dei vertici Rai -, mi sembra che lì ci siano troppe persone che pensano di avere la verità in tasca, comunque. Però non è che le cose che non piacciono debbano essere censurate. Va rispettata la libertà di informazione, il servizio pubblico è a disposizione di tutti. Legittime le critiche a Santoro, ma non possono essere presi provvedimenti sanzionatori». Anche Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Pd, critica invece la decisione della Rai: «La strada burocratico-disciplinare imboccata lascia sconcertati. È assurdo pensare di affrontare problemi editoriali con provvedimenti censori. È ancora più inspiegabile che tali provvedimenti riguardino la satira. Critiche e discussioni sui programmi di Santoro sono più che legittime, ma non possono dar luogo a iniziative di questo genere».

LE POLEMICHE - La decisione su Annozero ha provocato ovviamente numerose altre reazioni politiche. Secondo Antonio Di Pietro, «l'informazione di regime pretende, addirittura, una puntata di riparazione, pur non essendoci nulla da riparare, ma piuttosto da ribadire». «Basta con le ipocrisie e sotterfugi - dice il leader dell'Italia dei Valori - . A L'Aquila sono crollati edifici pubblici, e tutti sapevano, in anticipo, che stavano per crollare, come tutti sapevano che le scosse si ripetevano ormai da tempo. Questo gli studenti lo stanno raccontando con la loro schietta testimonianza. Il fatto che la libera informazione, come è successo con Annozero, lo abbia evidenziato è un bene per evitare che in futuro questa tragedia accada nuovamente». Sulla vicenda interviene anche Beppe Grillo, che lancia un appello a Santoro perché si opponga all'allontanamento di Vauro: «Ma no! Non permetterà mai che vada via uno dei suoi - dice il comico ad Affaritaliani.it - conoscendo Santoro non lo consentirà mai. Anzi, se io fossi Santoro farei una puntata solo con Vauro, tutta con Vauro». E Grillo annuncia: «Se poi dovessero mandarlo via, sappia che io lo assumo domani mattina». Da parte sua Mario Adinolfi, dalle pagine del suo blog commenta sconcertato la notizia della sospensione del vignettista Vauro e invita i lettori alla mobilitazione: «Ci si vede alle 17.30 a viale Mazzini 14 per un flashmob di solidarietà, a favore della libertà d'espressione intitolato "Adesso avete rotto" con noi triviali testaccini, volgari e reietti blogger, che aggiungeremo in loco due paroline in più». Opposta la posizione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti. «La sinistra forcaiola sostiene che Santoro fa satira oggi come Orazio al tempo dei romani. E perciò, i dirigenti della Rai avrebbero osato, quale orrore, sanzionare la satira. Il povero Orazio si rivolta nella tomba, e noi ci chiediamo - spiega Bonaiuti - con che faccia questa sinistra rimproveri i vertici della Rai, colpevoli di aver fatto finalmente rispettare le regole del servizio pubblico». Per Francesco Casoli, senatore Pdl e della commissione di Vigilanza Rai: «la Rai fa bene a non accettare gli insulti e le oscenità del vignettista di Annozero, che merita questa volta un sonoro zero in condotta. Santoro deve essere libero di fare la trasmissione che vuole, altrimenti in Italia non c'è democrazia. Masi deve essere libero di fare il direttore generale della Rai facendo rispettare le regole».

BOTTA E RISPOSTA CON VESPA - Prima delle decisioni del vertice Rai, Bruno Vespa in una lettera inviata a Giorgio Dell'Arti, autore e conduttore del programma di Radiouno «Ultime da Babele», aveva definito «le condizioni di Santoro in Rai di assoluto privilegio». «Se io avessi fatto programmi come i suoi da molto tempo avrei dovuto abbandonare la Rai - scrive Vespa -. Santoro risponde al direttore generale, mentre io rispondo al direttore di rete». Pronta la replica di Santoro: «Comprendiamo le ragioni per le quali al conduttore di Porta a Porta converrebbe che Annozero non esistesse. Ma noi siamo per il libero mercato. Se dovessimo inoltre giudicare la sua qualità giornalistica dalle false notizie e dalle considerazioni infondate che fa sui contratti in vigore nella nostra redazione, dovremmo dedurne che deve rifare l'esame». Controreplica di Vespa: «Mi spiace che Santoro abbia preso per un attacco quella che era la semplice precisazione a una inesattezza emersa in una trasmissione radiofonica della Rai. Santoro ricorderà che io sono stato sempre contrario al suo allontanamento dalla Rai e lo sono tuttora».
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Queste sono le vignette di Vauro...dicono solo la realta'...e poi ditemi che in Italia non esiste la dittatura!!!






(Dal sito www.vauro.net)
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15/04/2009 21:27

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